A Bucarest, a tre giorni dall’attacco terroristico nella redazione parigina di Charlie Hebdo, Lary partecipa assieme alla moglie a una riunione familiare nella casa materna per ricordare il padre, scomparso quaranta giorni prima. Ma l’aria che tira dentro l’appartamento è tutt’altro che salubre e serena e tra fratelli, sorelle, zii, cognati e nipoti che vanno e vengono, porte che si aprono e si chiudono e la tavola che viene apparecchiata, sparecchiata e riapparecchiata affiorano tensioni, (ri)sentimenti, riflessioni – dall’11 settembre a una questione di corna -, osservazioni sulla fede, screzi irrisolti, rimorsi. Lunghi piani-sequenza, un copione verbosissimo, dove la parola è la principale protagonista, Cristi Puiu in Sieranevada racconta attraverso un gruppo di famiglia in un interno la sua Romania dopo il comunismo e per farlo si prende ben due ore e 73 minuti, quasi a voler sfinire anche lo spettatore più cinefilo nonché i suoi personaggi i quali però negli ultimi minuti, finalmente, iniziano a divertirsi.