Le Ardenne – Oltre i confini dell’amore, regia di Robin Pront

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poster-ardenne-oltre-i-confini-dell-amore-leKenneth, finito in galera dopo una rapina andata male, è stato zitto permettendo così alla fidanzata Sylvie e al fratello Dave, suoi complici, di farla franca. Dave è andato a trovarlo, al contrario della donna. Gli anni passano, Kenneth esce, non redento e sempre marcio, intanto Sylvie e Dave stanno insieme, senza più né alcool né droga né crimini e senza aver informato il fratello della loro storia. Questo è solo il prologo, cui seguirà la resa dei conti, e sarà un bagno di sangue, con sorprese da non rivelare. Le Ardenne – Oltre i confini dell’amore dell’esordiente Robin Pront – che di sicuro ha molto visto e molto amato Quentin Tarantino e i fratelli Coen – è un noir cupo, teso e pessimista ambientato tra Anversa e i boschi delle Ardenne girato con grinta e sapienza, con le facce giuste e commento di musica elettronica, peccato la sceneggiatura di derivazione teatrale sia a tratti un poco troppo immobile e ferma per un film d’azione.

Un pensiero su “Le Ardenne – Oltre i confini dell’amore, regia di Robin Pront

  1. pierfranco bianchetti

    “Il Belgio, un paese dove non andare in vacanza…?”
    Non offendetevi gentili spettatori cinematografici belgi, che siate valloni e fiamminghi. Vedendo questo film il vostro paese forse non è proprio un luogo da visitare con grande gioia. Buio, cupo, con quartieri cittadini e paesi della campagna desolati e soprattutto abitato da tipi poco raccomandabili, il Belgio è un paese che proprio non ispira la voglia di turismo. Probabilmente non è affatto così, ma l’ immagine che ci dà il regista è spietata benchè non priva di un suo fascino noir, crudo e potente. Ottimi gli attori le cui facce truci e feroci sono davvero d’antologia e potente l’ambientazione dove si svolge questa storia caratterizzata da una ferocia originale, che però non salvano la pellicola dalle sue incongruenze e anche dal senso di smarrimento e di angoscia del pubblico al termine della proiezione. Avere però il coraggio di denunciare una realtà non proprio edificante è comunque un merito del regista che certamente non fa sua una celebre frase detta all’epoca dal sottosegretario allo spettacolo Giulio Andreotti scandalizzato dai film del nostro neorealismo: “I panni sporchi si lavano in casa”. E invece no, la denuncia delle cose che non vanno sono la quintessenza della democrazia…..

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