Sofia (Kasia Smutniak) e Andrea (Pierfrancesco Favino) sono sposati da dieci anni, hanno dei figli piccoli ma da tempo faticano a capirsi e quindi vogliono divorziare. Dopo un esperimento scientifico di Andrea i due si ritrovano l’uno dentro il corpo dell’altra e non sapendo come tornare ciascuno nel proprio iniziano a scambiarsi le vite, lei entra nei panni del marito neurochirurgo in ascesa alle prese con una sperimentazione sul cervello umano, lui in quelli della moglie conduttrice televisiva in carriera e l’immedesimazione e il ribaltamento dei ruoli saranno fonte di parecchi problemi ma anche di una migliore comprensione. Di Moglie e marito, opera prima di Simone Godano, si salva soltanto l’idea di partenza dello scambio di identità uomo/donna anche se non nuova e già utilizzata da molto cinema, per il resto la storia è prevedibile, si ripete, non graffia e poi Pierfrancesco Favino nei panni della moglie eccede in mossette e sculetta troppo, tutte cose che lei quando è dentro i propri non fa, e Godano non è Blake Edwards…
“Aiutate, se volete, il cinema italiano…”
Diventa perfino monotono e ripetitivo ritornare sempre sui soliti argomenti: la mancanza di sceneggiatori, quelli che hanno fatto grande il nostro cinema in tutto il mondo negli anni Cinquanta e Sessanta. Anche questo film non fa eccezione, una storiella senza spessore che costringe due poveri e bravi attori a mettercela tutta per cavare un ragno dal buco, ma inutilmente. Mossette e sguardi ridicoli ci sono dispensati per tutta la proiezione fino alla fine liberatoria. Se volete fare un’opera buona spendete i soldi del biglietto, ma sia chiaro solo per sostenere il cinema di casa nostra che di questi tempi se la vede brutta….