Anni Venti, gli anni del Proibizionismo. Joe Coughlin (Ben Affleck) – figlio di un commissario della Polizia di Boston (Brendan Gleeson) – ha ripudiato onestà e buona educazione preferendo diventare un fuorilegge tra Boston e la Florida dove si metterà a trafficare rum per conto del gangster italiano Maso Pescatore (Remo Girone), dove metterà su famiglia con una cubana e dove dovrà vedersela col Ku Klux Klan… Gli ingredienti ci sono e sono anche tanti ma c’è ben poco da salvare in La legge della notte, quarto film diretto da Ben Affleck e secondo tratto dalle pagine di Dennis Lehane, si salvano i costumi, si salvano le scenografie e pure la fotografia, peccato manchi tutto il resto a iniziare dal mordente, elemento essenziale per un film del genere, e dal protagonista che poi è lo stesso Affleck, ingessato, imbambolato, spaesato, senza espressioni.
“La fatica di fare il regista”
Non è facile stare davanti e dietro la cinepresa. Pochi ci riescono bene e altri solo qualche volta. E’ il caso di Ben Affleck che con “La legge della notte” tenta di raccontarci una gangster story ben ambientata, ma il cui ritmo e la cui scrittura lasciano a desiderare. E come dice Ilaria l’attore – regista fisicamente non si presenta bene. Pare invecchiato e un po’ bolso. La sua non perfetta forma fisica influisce sul film che alla fine nonostante momenti di ovvia violenza (i gangster non sono certo dei pacifisti) annoia anche per la sua lunghezza eccessiva.
Caro Ben andrà meglio la prossima volta…..