Francesco (Michele Riondino) e Peppe (Fortunato Cerlino) sono due poliziotti della sezione speciale della squadra Mobile di Napoli, si muovono senza casco e in borghese in sella alla loro motocicletta tra i vicoli stretti e malfamati della città e combattono il crimine e il malaffare della camorra e della mafia cinese in modo non convenzionale, sfiorando il labile confine tra bene e male e rischiando sempre di essere risucchiati dal secondo, del resto il loro capo (Pippo Delbono) si è suicidato dopo essere stato coinvolto da un pentito di camorra.
Falchi – terzo film di Toni D’Angelo, dopo Una notte e L’innocenza di Clara – è un dramma nero metropolitano, ambientato in una Napoli livida e scrostata, spesso ripresa di notte, alle volte neppure (e volutamente) identificabile, mai invadente e lontana dai soliti stereotipi, che con un occhio guarda ai polizieschi italiani degli anni Settanta e con l’altro al cinema di Hong Kong degli anni Novanta e anche se la storia di anime perse con finale inatteso non gira tutta come dovrebbe e se a tratti si affaccia un poco di noia per mancanza di azione Falchi conferma la notevole e pregiata stoffa del suo regista.
Belle le musiche, firmate da papà Nino.