Maria Piera Bremmi, da sei anni coordinatrice del Centro Culturale della Cooperativa in Zona 9
Qual è il suo quartiere?
Abito in viale Vittorio Veneto, perciò nel cuore di Porta Venezia dove peraltro sto benissimo, ma desidero parlare del quartiere di Niguarda, per me totalmente sconosciuto fino a qualche anno fa (pensavo che Niguarda fosse l’ospedale e niente più). Ci sono arrivata per ragioni di lavoro (un progetto legato alla nascita del Centro Culturale della Cooperativa) ed ora sono quasi “di casa” da queste parti.
Il quartiere ha una sua identità precisa? E qual è?
Niguarda, comune indipendente fino al 1923, nasce borgo contadino per divenire poi quartiere operaio grazie alle grandi fabbriche sorte nella zona. Ma a fine ‘800 nasce anche lo spirito cooperativo e con esso la storica cooperativa Edificatrice di Niguarda (ora Abitare società cooperativa). La presenza dell’Edificatrice ha grandemente inciso sul territorio rendendo inscindibili, nel vasto senso della parola, i termini Niguarda e cooperazione.
Chi vi abita si riconosce in lui?
Sì, e soprattutto in alcune date. Il 24 aprile, data in cui nel ’45 Niguarda si è liberata da sola da tedeschi e fascisti, viene festeggiato ancora oggi con una serata ricca di eventi: corteo, banda, discorsi, concerto, spettacolo teatrale, il tutto molto partecipato.
Ha una storia, aneddoto, episodio interessante su questo quartiere?
Direi che la parte più interessante sono le persone: fino a poco tempo fa tutti conoscevano tutti, anche perché ci sono famiglie storiche che abitano a Niguarda da generazioni. Dunque storie, intrecci, personaggi, amori e tradimenti, situazioni economiche, pettegolezzi e fatti che potrebbero riempire più di un libro.
In questi ultimi anni il quartiere è cambiato molto?
Sì, sta cambiando e sebbene io sia qui solo da qualche anno vedo la differenza. In realtà non è il quartiere che cambia: c’è un ricambio di persone e non sempre l’avvicendamento è felice.
Quali sono i difetti del quartiere? (rumore, movida, traffico, carenza di mezzi, troppi negozi)
Movida, traffico, rumore, troppi negozi? Tutte cose che non abitano qui. Invece c’è da sottolineare la carenza di mezzi. E’ assurdo che un quartiere che ospita una realtà importante come l’ospedale di Niguarda non sia servito da una metropolitana, com’era previsto nel progetto originario della linea 3. E non mi vengano a dire che c’è la 5, la lilla, perché la lilla prosegue in direzione Bicocca che non c’entra niente con Niguarda.
Quali sono le cose belle?
In fondo quest’aria da paese che ha un po’ mantenuto. Fino a non molto tempo fa gli anziani dicevano ancora: “Domani vado a Milano”.
C’è un mercato e lei ci va?
Sì, c’è un buon mercato nella zona chiamata “Niguarda centro” ed è un appuntamento obbligato del mercoledì mattina per tutto il quartiere, ma non lo frequento perché abito da un’altra parte della città.
Il Comune di Milano, secondo lei, lavora bene per rendere migliore la città?
Negli ultimi anni la città è sicuramente migliorata, soprattutto in centro. Ora i progetti sembrano tutti orientati alla valorizzazione/miglioramento delle Periferie. Non ci resta che aspettare e vedere cosa effettivamente cambierà.
C’è qualcosa che consiglierebbe al Comune per migliorare il quartiere?
La cura del territorio anche dal punto di vista estetico. Portare il “bello”, perché vivere nel bello fa vivere bene e rende migliori.
Nel suo quartiere ci sono aree verdi e sono curate?
Basti dire che il quartiere di Niguarda affonda i piedi nel Parco Nord, un parco modello, la più bella area verde della città.
Lei fa qualcosa per il suo quartiere? O le piacerebbe farlo?
Beh, da alcuni anni sono coordinatrice del Centro Culturale della Cooperativa in Zona 9 e sto lavorando a un progetto legato alla cultura. Penso che qualche traguardo sia stato raggiunto. L’idea è di proseguire accelerando sempre più la collaborazione con altri validi partner, perché da soli, alla fin fine non si va molto lontani.