Rachel è una donna bella di una bellezza sfiorita, è divorziata, è sola, disperata, disoccupata e alcolista, e tutti i santi giorni fa lo stesso tragitto su un treno, guarda attraverso il finestrino dentro una villa lungo il percorso e spia la vita da favola di chi la abita che – non a caso – è una certa Megan, la bionda e burrosa baby sitter della figlioletta dell’ex marito, sposata con un uomo affettuoso. Rachel scruta, entra coi pensieri dentro quella casa, immagina, fantastica, invidia, e quando nota che un tradimento è in corso il film da dramma interiore si trasforma in una storia molto molto nera…, ma quel che Rachel ha visto deriva dalla sua fantasia incoraggiata dalle massicce dosi di alcool, oppure no?
Tratto dalle pagine di strabordante successo del romanzo di Paula Hawkins, il film – diretto da Tate Taylor – cerca di metterle in scena, peccato il risultato sia mediocre e confuso – con una persistente voce fuori campo e abbondanza di salti temporali e di primi piani della protagonista – e l’intrigo poco coinvolgente.
“Il treno sul grande schermo che passione”
E’ la locomotiva in movimento di “L’ arrivo del treno” dei fratelli Lumiére una delle prime emozioni vissute dagli spettatori seduti davanti al grande schermo il 28 dicembre 1885 a Parigi. Da allora il treno è stato protagonista di innumerevoli pellicole: “L’ angelo del male” (1938); ( “L’ assassinio sul treno” (1961) con l’ anziana Miss Marple investigatrice dilettante; “Vagone letto per assassini” (1965) con la coppia Simone Signoret e Yves Montand; “Il treno” (1964) con Burt Lancaster eroe della Resistenza francese contro i nazisti; ” “Wagon Lits con omicidi” con il comico Gene Wilder; Caffè express” con Nino Manfredi venditore di caffè abusivo sulle Ferrovie italiane. E l’ elenco potrebbe continuare a lungo. La stazione, il vagone ferroviario, i binari, il fumo delle locomotive a vapore, le sale d’ aspetto disadorne e poco riscaldate fanno parte dell’ immaginario cinematografico, ma anche della nostra vita reale. Nel film di Tate Taylor il finestrino del treno è invece l’ osservatorio di Rachel la protagonista che guardando la vita che scorre all’ interno di una villetta rielabora il suo fallimento umano interiore. Film non facile da seguire per i suoi salti temporali, “La ragazza del treno” soddisfa però gli amanti del noir raffinato e magari torna a rileggersi il romanzo di Paula Hawkins da cui la pellicola è tratta forse anche per capire meglio la trama confusa e complicata. Buona lettura….
o della nostra vita
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“Il treno sul grande schermo che passione”
E’ la locomotiva in movimento di “L’arrivo del treno” dei fratelli Lumiére una delle prime emozioni vissute dagli spettatori seduti davanti al grande schermo il 28 dicembre 1885 a Parigi. Da allora il treno è stato protagonista di innumerevoli pellicole: “L’angelo del male” (1938); “L’ assassinio sul treno” (1961) con l’anziana Miss Marple investigatrice dilettante; “Vagone letto per assassini” (1965) con la coppia Simone Signoret e Yves Montand; “Il treno” (1964) con Burt Lancaster eroe della Resistenza francese contro i nazisti; ” “Wagon Lits con omicidi” con il comico Gene Wilder; “Caffè express” con Nino Manfredi venditore di caffè abusivo sulle Ferrovie italiane. E l’elenco potrebbe continuare a lungo. La stazione, il vagone ferroviario, i binari, il fumo delle locomotive a vapore, le sale d’ aspetto disadorne e poco riscaldate fanno parte dell’immaginario cinematografico, ma anche della nostra vita reale. Nel film di Tate Taylor il finestrino del treno è invece l’ osservatorio di Rachel, la protagonista, che guardando la vita che scorre all’interno di una villetta rielabora il suo fallimento umano interiore. Film non facile da seguire per i suoi salti temporali, “La ragazza del treno” soddisfa però gli amanti del noir raffinato e magari torna a rileggersi il romanzo di Paula Hawkins da cui la pellicola è tratta forse anche per capire meglio la trama confusa e complicata. Buona lettura….