America, anni Sessanta.
Seymour Levov detto lo “Svedese” è un ebreo che vive nel New Jersey , è un uomo bello, buono, atletico, biondo e ricco, ed è sposato con la bella Dawn, insomma ha una vita da favola che però va in pezzi quando l’amatissima figlia Merry (Dakota Fanning) si ribella compiendo un atto terroristico: ci vuole coraggio per debuttare alla regia con una storia tratta da un romanzo, figurarsi poi se il romanzo in questione è il celebratissimo American Pastoral di Philip Roth, Ewan McGregor – che si è anche ritagliato il ruolo dello Svedese – ne ha quindi avuto tanto ma il film, pur fedele alla trama di Roth sulla fine del sogno americano, sulle reazioni e sul dolore di un uomo retto, non riesce ad impadronirsene, e va poco aldilà di un melodrammone patinato, in ogni modo onore al titanico sforzo.
“L’America inquieta degli anni Settanta”
Un’altra pagina della storia americana comincia a trovare spazio al cinema dopo “La regola del silenzio” di Robert Redford. Si racconta qui il dramma di un padre sconvolto dalla trasformazione in negativo della figlia adolescente tanto amata e protetta travolta da idee pseudo rivoluzionarie che probabilmente esplodono dentro di lei come risultato di una crisi esistenziale e psicologica devastante alla quale i genitori non riescono a porvi rimedio. La pellicola commovente, angosciante, ma ben riuscita tratta da un romanzo di Philip Roth mette in evidenza le paure e gli sconvolgimenti sociali e umani di una parte dei giovani dell’epoca che hanno rappresentato un radicale mutamento della società statunintense travolta dalla “sporca guerra vietnamita” e poi dallo scandalo Watergate. Un film da vedere e da meditare anche come genitori. Preparate i fazzoletti !