Il Banco dei Pegni di Torino è un luogo adatto per analizzare il mondo. Sono tante le persone che ci lavorano, sono tante quelle che vi ruotano attorno e vi entrano con le amate ultime cose, uscendone poi senza: c’è Sandra, una donna trans rifiutata dalla famiglia, c’è Michele, un pensionato costretto ad adattarsi ai loschi traffici del pessimo cognato Angelo, e poi ci sono Stefano, il nuovo perito ingenuo e ancora puro, e Sergio, il suo capo ambiguo e maneggione e Irene Dionisio utilizza questa e altra umanità diversamente miserabile per fotografare gli abissi sociali e morali della società odierna ricavandone un’opera prima promettente e che avanza per sottrazione, con giusto alcune ovvietà e qualche incertezza qua e là.