Il film più bello della settimana è il documentario Il fiume ha sempre ragione di Silvio Soldini che racconta la vita e l’arte di due persone speciali – gli artigiani Alberto Casiraghy e Josef Weiss, entrambi ripresi mentre lavorano ciascuno nella propria bottega/officina/atelier delle meraviglie, il primo a Osnate, il secondo a Mendrisio -. Due persone speciali, due caratteri diversi – l’editore e stampatore di poesie e pensieri Casiraghy è molto espansivo, l’editore e restauratore di libri antichi Weiss è un po’ chiuso -, l’amore comune, condiviso e sconfinato per il loro lavoro, preciso, lento, attento, che non conosce né la fretta né lo stress. Libri, parole, carta… e in platea è difficile non restare incantati da cosa Casiraghy e Weiss fanno e da come lo fanno. Poi c’è la delusione della settimana, è Tommaso di (e con) Kim Rossi Stuart e racconta l’incapacità di amare di un attore di successo sui quaranta – nessuna donna gli va mai bene, in ognuna trova un’imperfezione, un difetto per lasciarla -, i tormenti che ne conseguono nonché il vuoto che gli si crea attorno e i conti con se stesso e con il suo passato di bambino perduto ancora irrisolto. Il regista guarda a Moretti, a Fellini e a Truffaut ma non riesce a far decollare una storia che si avvita su se stessa e si ripete, e che soprattutto non interessa più di tanto e annoia facendo sembrare eterni 93 minuti.
“L’uomo che non amava le donne…”
Tommaso è un bell’ uomo quarantenne, attore insoddisfatto, individuo infelice e complessato. Tenta disperatamente di trovare l’amore, ma invano. Regolarmente le donne dopo aver tentato di costruire con lui un legame affettivo lo lasciano furibonde e offese dalla sua freddezza, dalla sua incapacità si amare. E’ questa la storia di “Tommaso” l’ ultima fatica diretta e recitata da Kim Rossi Stuart che non ha convinto nessuno (e noi tra gli altri). Il film inizia come il classico di Truffaut ” L’uomo che amava le donne”, la ricerca ossessiva della seduzione femminile che risulta regolarmente un fallimento mentre all’orizzonte si profila una nuova conquista… . Sì, perchè in realtà Tommaso è una persona fortemente disturbata nella vita, negli affetti (con la madre), nel lavoro. I momenti più significati del film sono quelli delle sedute pseudo psicanalitiche. “Cerchi il bambino che c’è in lei, lo faccia uscire fuori..” gli sussurra il suo terapeuta (l’ ottimo Renato Scarpa), ma lui all fine sbotta:” Dove è questo bambino dentro di me, io non lo trovo !”. “Tommaso” è probabilmente un film pretenzioso, una sfida al suo pubblico (persa) che Rossi Stuart affronta forse con un po’ di incoscienza. Il risultato è una noia mortale se si eccettuano alcuni momenti interessanti ben recitati e ben diretti. Che sia passato a Venezia rimane in mistero, ma è probabilmente difficile per i selezionatori e per il direttore della Mostra sottrarsi sempre ai meccanismi qualche volta potenti del mondo del cinema. Bisogna sopravvivere…Andrà meglio un’altra volta ad questo regista- attore che ci ha regalato del buon cinema a cominciare da “Anche libero va bene”. Se non avete visto questo film recuperatelo perchè ne vale la pena….