Race uguale gara, race uguale pure razza: Jesse Owens (1913 -1980), americano ma prima di tutto nero, vinse quattro ori alle Olimpiadi di Berlino del 1936 sotto gli sguardi di Hitler e di Goebbels e Race – Il colore della vittoria di Stephen Hopkins ricostruisce la storia e le imprese del grande sportivo nonché un’epoca in cui il nazismo utilizzava i giochi olimpici per autocelebrarsi – a riprenderli ci pensava la cinepresa di Leni Riefenstahl -, nonché le contraddizioni dell’America razzista in cui Jesse Owens nacque, crebbe e si formò e lo fa in modo alquanto accademico e didascalico, senza grandi guizzi di regia e con qualche scivolone nei luoghi comuni ma è il primo film sulla figura del leggendario sportivo e pertanto benvenuto nelle sale.
“Una leggenda ancora da scoprire…”
Jesse Owens che vince le Olimpiadi di Berlino davanti alla faccia furente di Hitler; l’entusiasmo con il quale è accolto in patria da vincitore e tante altre informazioni sono messe in discussione da questa pellicola non eccezionale, ma da vedere. Forse il Fuhrer non se ne è andato dalla tribuna per non dare la mano al campione di colore; forse i festeggiamenti in suo onore che pure ci sono stati non hanno messo a fuoco un episodio molto antipatico, il mancato incontro con Roosevelt che non volle invitarlo alla Casa Bianca per non fare infuriare l’ elettorato più conservatore. E soprattutto il film ci racconta il razzismo crudele sofferto da Owens nella sua vita come quello di milioni di americani di colore.
Tanto che si esce dal cinema con l’ amaro in bocca.
Però “Race” merita una visita, se non altro per onorare la memoria del grande campione……