Il condominio dei cuori infranti, regia di Samuel Benchetrit

di

 condominio

Sei personaggi, tre storie molto umane intrecciate con sapienza e in perfetto equilibrio tra realismo e surrealismo, realtà e sogno, divertimento e malinconia, senza alcuna forzatura.  Sei solitudini diversamente espresse, sei personaggi diversamente alla ricerca d’amore che proprio attraverso la difficoltà del dialogo trovano il modo di confrontarsi, di aprirsi e di comunicare, arrivando a comprendersi, il tutto in un edificio squallido e scrostato alla periferia di Parigi – che non vediamo mai -.

Tre storie, sei personaggi, sei attori magnifici – eccoli: Isabelle Huppert, Michael Pitt, Tassadit Mandi, Jules Benchetrit, Valeria Bruni Tedeschi e Gustave Kervern – diretti da Samuel Benchetrit: ecco Asphalte (da noi Il condominio dei cuori infranti, che brutta traduzione), un altro piccolo grande gioiello francese pieno di grazia e di poesia che da qualche giorno brilla nelle sale.

Un pensiero su “Il condominio dei cuori infranti, regia di Samuel Benchetrit

  1. pierfranco bianchetti

    “Casa dolce casa”
    Al cinema spesso le storie più significative sono ambientate proprio tra quattro mura o meglio tra gli appartamenti di un palazzone, stereotipo di uno scorcio di umanità varia tra problemi di convivenza, solitudine, gioia e infelicità. Così è per questa commedia divertente, intelligente e originale targata cinema francese che rimane imbattibile nelle sceneggiature, nei dialoghi, nella recitazione. Peccato che sui nostri schermi arrivino pochi film della immensa produzione d’ oltrealpe sostenuta direttamente dallo Stato, distributore, produttore, gestore di sale e attivo anche nel passaggio dei prodotti filmici in tv.
    E’ un’ idea della cultura molto alta che molti considerano ingiustamente troppo nazionalistica.
    Invece a nostro avviso è un modo efficace di sostenere la cinematografia nazionale. Purtroppo dagli anni Sessanta non esiste più quel sistema franco- italiano di produzione che prevedeva la partecipazione di attori italiani e francesi in tantissimi film distribuiti con successo in entrambi i paesi. Perchè non far rinascere questa formula vincente?
    E poi non siamo nell’Europa unita?
    Tale sistema potrebbe essere anche valido per altre cinematografie oggi in ascesa come quella danese e scandinava…… peccato…

    Replica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *