Può un dolce cambiare la vita di un uomo? Di certo cambia la vita ad Antonio, un informatore farmaceutico mediocre, svogliato e privo di autostima, sposato con Aurora, moglie presente, innamorata, comprensiva e specializzata nella preparazione del tiramisù. Un giorno Antonio si dimentica un tiramisù di Aurora destinato ad altri in uno studio medico e le cose all’improvviso cambiano, inizia a lavorare con notevole successo e scarsa onestà, compra un casale, si inserisce negli ambienti che contano, conosce un ministro, cede al corteggiamento di una donna. Ma Aurora non ci sta e se l’ascesa di Antonio è stata veloce veloce, rapide sono la resa dei conti e il pentimento.
Debutto alla regia di Fabio De Luigi – che ha anche scritto la storia e che è pure Antonio – Tiramisù è una commedia poco convincente che non si accende e gira perlopiù a vuoto dove non si ride quasi mai, dove anzi capita di irritarsi, come nella scena al cinema, ma qualcosa – o meglio, qualcuno – da salvare c’è, si chiama Pippo Franco e interpreta il medico non corruttibile.
“Vanità, vanità, tu che alberghi nel più profondo dei nostri cuori”
Perchè buona parte dei nostri attori vogliono stare davanti e dietro la macchina da presa?
Un’aspirazione legittima, intendiamoci, ma “non tutti ce l’hanno” (il talento) parafrasando un bel film del 1971, satira del mondo ospedaliero di New York.
Così è per Fabio De Luigi, ottimo comico, giuggolone, indifeso, simpatico e amabile del cinema italiano che come esordio nel non facile mestiere di regista fa cilecca!
Può anche darsi che ci voglia tempo per imparare, ma perchè il pubblico italiano deve fare la cavia ai tuoi tentativi?
D’accordo sulla libertà di decisione che dà a ciascuno di noi la possibilità o meno di buttare via i soldi del biglietto, però francamente questi esordi sempre più numerosi nel ruolo del “metteur en scene” cominciano a diventare imbarazzanti per loro e per noi.
In quanto al tiramisù sarà buono, ma state attenti se non siete più giovani perchè fa malissimo alla glicemia e al colesterolo!