Tra la fine degli Venti e l’inizio degli anni Trenta Einar Wegener (Eddie Redmayne) visse due vite, la prima a Copenaghen come affermato pittore di paesaggi e inquieto marito di Gerda (Alicia Vikander) – pittrice di ritratti in cerca di ispirazione che, ahilei, troverà proprio nell’amatissimo sposo -, la seconda nella più libera Parigi, nei panni e coi palpiti di Lili Elbe: The Danish Girl è la storia del primo transessuale della storia che si affidò alla chirurgia per avere il sesso che si sentiva addosso da sempre e che aveva sopito e accantonato per convenzione e Tom Hooper – il regista di Il discorso del re e Les Misérables – la mette in scena con raffinatezza e gusto estremi, eleganti ambientazioni, sete scivolose, sciarpe volanti, manierismi, ammiccamenti, altre vezzosità e due ottimi interpreti (Alicia Vikander supera il troppo osannato Eddie Redmayne) e forse il difetto del film sta proprio in questa perfezione, così tanto perfetta, perbene e attenta da mangiarsi palpiti, sofferenza, dolore, carne e sangue.