E se in Sacro Gra Gianfranco Rosi indagava su una serie di esistenze attorno al Grande raccordo anulare di Roma, in Fuocoammare studia Lampedusa dove da una parte c’è la tragedia sconvolgente e senza fine di uomini, donne e bambini che tutti i santi giorni arrivano sull’isola ricoperta di nuvole su barconi stracarichi di morte e di speranza accolti e assistiti da militari italiani, mentre dall’altra – come controcanto dell’ emergenza continua – ci sono gli abitanti, i loro gesti semplici – ripetuti e in qualche caso ripetitivi -, il loro quotidiano, ecco quindi il conduttore di una radio locale che esaudisce i desideri musicali degli isolani, il pescatore, il sub, il medico che racconta quel che ha visto e quel che ha fatto, la moglie che accudisce il marito, e il piccolo Samuele che soffre tanto di mal di mare e che tenta di farsi lo stomaco e che vede coprendosi con una benda l’occhio destro – col quale invece non ha problemi – per superare la pigrizia dell’occhio sinistro e stimolarlo così a GUARDARE.