Fino al 26 gennaio allo Spazio Oberdan: Il cinema della modernità: Michelangelo Antonioni e Marco Ferreri

di

la notteabbuffata

Che bell’idea. E’ iniziata ieri allo Spazio Oberdan (viale Vittorio Veneto 2) una rassegna attorno al cinema della modernità che mette a confronto Michelangelo Antonioni e Marco Ferreri attraverso i vuoti e i silenzi (dei personaggi, delle loro anime, ma non solo) di Antonioni e le analisi e le provocazioni sulle condizioni dell’uomo di Ferreri.

Tanti i titoli proposti, da L’eclisse, La notte, Le amiche, Il grido, L’avventura di Antonioni a Dillinger è morto, Marcia nuziale, La cagna e La grande abbuffata di Marco Ferreri e il piatto è ancora ricco, si va avanti fino al 26 gennaio, per il calendario completo e altre notizie www.cinetecamilano.it

Un pensiero su “Fino al 26 gennaio allo Spazio Oberdan: Il cinema della modernità: Michelangelo Antonioni e Marco Ferreri

  1. pierfranco bianchetti

    “Due geni, due diversità”
    Sì, è proprio l’uomo al centro dell’universo cinematografico di Michelangelo Antonioni e di Marco Ferreri. Il primo è l’inventore “dell’incomunicabilità”, cioè quella fase di passaggio della società italiana agli inizi degli anni Sessanta nella quale il nascente capitalismo ha mutato le relazioni tra gli esseri umani. La gente fotografata dal regista non comunica più, tutto è diventato arido per via della società affascinata solo dal denaro. L’amore non c’ è più come si può notare nel finale di “L’eclisse”.
    I due protagonisti Monica Vitti e Alain Delon, borghesi, ricci, annoiati tentano di intrecciare una storia d’ amore, ma non ci riescono. L’ultima sequenza del film è d’antologia. La macchina da presa inquadra il luogo dove i due dovrebbero incontrarsi, ma invano perchè non verranno mai all’appuntamento.
    La fontana che butta fuori l’acqua dal suo rubinetto, la fermata dell’autobus con i passeggeri che salgono e che scendono,, la luce che si trasforma in buio con il passare delle ore e nel cielo l’ eclisse che oscura il sole…….L’eclisse dei sentimenti. In “Dillinger è morto” di Marco Ferreri il protagonista Michel Piccoli, ingegnere parigino benestante torna a casa dal suo ufficio. E’annoiato della sua vita. Mangia da solo, si proietta i filmini della vacanze, rovista nello sgabuzzino dove avvolta in un foglio di giornale da cui si intravede il titolo di un articolo “Dillinger è morto”, trova una pistola. Infine raggiunge il mare e si imbarca in uno yacht come cuoco per sfuggire all’ alienazione della sua esistenza…..
    Due autori, due geni e un tema in comune: l’uomo moderno è infelice……

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