Trieste: il diciottenne Teo rischia il carcere per aver accoltellato un coetaneo durante una rissa e allora il padre Gil (Fabrizio Ferracane) – imprenditore traffichino – convoca due amici di infanzia – il poliziotto Vinz (Giorgio Panariello) e il medico Saro (Thomas Trabacchi) – chiedendo loro di riavere indietro il favore fatto molti molti anni fa, in Calabria, dove sono cresciuti.
Quale favore? Fatto a chi, quando e perché? Il film procede su due piani narrativi – il presente coi tre adulti che si riuniscono in occasione dell’emergenza e il passato in Calabria, rievocato con continui flashback – e piano piano si delineano le tre personalità, i collegamenti, i rapporti e il segreto che tengono legati i tre uomini e le tensioni non ancora superate ma il problema di Uno per tutti – che Mimmo Calopresti ha tratto dall’omonimo romanzo di Gaetano Savatteri – è la mancanza di fluidità e di credibilità della costruzione della storia e dei dialoghi e poi anche i personaggi non sono ben costruiti, a iniziare da quello di Isabella Ferrari (la moglie di Gil, la mamma di Teo, la donna amata da Saro, da sempre) con accento triestino e alla fine ne risentono l’interesse e il coinvolgimento del pubblico.
Un applauso a Giorgio Panariello, che se la cava più che bene nei panni del poliziotto Vinz, un ruolo tutt’altro che comico.
“Dal 6 al 7”
Questo ai miei tempi era un voto piuttosto comune che l’ insegnante dava allo studente quando probabilmente era incerto sul risultato del compito in classe o dell’ interrogazione. Il prof o la prof in versione salomonica era un modo per non prendere una definitiva posizione sul rendimento dell’ allievo.
E’quanto diamo noi oggi al film di Calopresti né bello né brutto, dalla narrazione frammentata (signori registi per favore nei vostri film astenetevi il più possibile da un montaggio che rende faticosa al pubblico la comprensione della storia…..).
Ovviamente non posso che apprezzare anch’io la “svolta drammatica” di Giorgio Panariello davvero bravo e contenuto.
Lui stesso ha dichiarato in una trasmissione tv di essere pronto a nuovi personaggi non più comici.
In effetti l’attore in genere non dovrebbe essere incasellato in un solo ruolo, il comico, il drammatico, ecc., ma in grado di cimentarsi in qualsiasi personaggio. Anche i cosiddetti caratteristi confinati in piccolo ruoli per tutta la loro carriera si aspettano il grande momento nel quale un regista li chiami come protagonista di una pellicola.
Un sogno che quasi sempre non si realizzerà mai…così è la vita…….