E’ sabato e Michel (Christian Clavier) ha un unico desiderio, ascoltare in santa pace nel salotto della sua bella casa parigina il disco in vinile Me, Myself and I, tanto cercato e finalmente trovato in una bancarella.
Ma il piacere viene interrotto sul nascere e il desiderio viene rimandato all’infinito da una lunga serie di ostacoli visto che la moglie Nathalie (Carole Bouquet) sceglie quel pomeriggio per confessargli dopo anni un tradimento, l’amante Elsa vuole confessare proprio in quei momenti la loro storia a Nathalie – sua migliore amica -, intanto il figlio Sebastien porta a casa famiglie di profughi, la colf passa l’aspirapolvere, il telefono squilla e l’operaio inizia a trapanare in una stanza.
E cosa fa Christian per arginare il crescendo senza fine di scocciatori? Semplice, cerca di sorvolare su tutto e su tutti, cede e concede pur di realizzare il suo desiderio, avere giusto une heure de tranquillité (titolo originale del film) per ascoltare Me, Myself and I.
Ce la farà, non ce la farà? Per scoprirlo accomodatevi in sala, Patrice Leconte sceglie un appartamento come palcoscenico e gestisce il traffico di personaggi per 79 minuti con grazia e piacevolezza e con una leggerezza sana e mai superficiale in equilibrio tra risate, sorrisi e cinismo, e con una carezza finale.
Non sarà il miglior Leconte, ma avercene…
“Il mio regno per un momento di pace!!”
E’ inutile, gli sceneggiatori francesi sono imbattibili.
I loro dialoghi sono sempre spumeggianti, veloci, divertenti. Non fa eccezione questo film con uno stuolo di attori di alta classe. Non si può non stare dalla parte del protagonista, un dentista di mezza età distaccato dal mondo, dalla famiglia, dagli amici, dalla vita, che cerca solamente una cosa: una pausa di tranquillità per sentirsi il suo disco di jazz tanto amato.
Niente da fare. Moglie depressa, vicini invadenti, operai in casa che gli combinano guai, il figlio sbrindellato, l’ amante fastidiosa, l’amico vigliacchetto e fallito congiurano contro di lui.
Tutti tramano per impedirgli di esaurire il suo unico, modesto, piccolo desiderio di ascoltare un sabato mattina sul divano del salotto il 33 giri scovato per caso in una bancarella La vità è alla volte davvero noiosa e irritante anche per un “povero uomo” a cui in realtà non frega nulla di nessuno…….Mi viene in mente vedendo “Tutti pazzi in casa mia” un film bellissimo di Marco Ferreri intitolato “Dillinger è morto” con uno strepitoso Michael Piccoli ingegnere parigino stanco della sua esistenza annoiata e senza allegria che si rifugia una sera nel suo bel appartamento e cerca la pace cucinandosi la cena, guardandosi i filmini delle vacanze ripresi con la cinepresa, sfogliando vecchie foto di famiglie e ricordi polverosi negli armadi dove troverà una pistola avvolta nella carta di un vecchio giornale con la notizia “Dillinger è morto”.
Una splendida metafora sull’ alienazione moderna che solo il grande Ferreri poteva rappresentare. Uscendo dal cinema viene voglia di soddisfare tutte le piccole gioie della nostra esistenza che rimangono inappagate…
E dai che la vita è una sola………….