In Turchia, in un villaggio sul mare a mille chilometri da Istanbul, oggi: l’anno scolastico è finito e cinque sorelle adolescenti (orfane) festeggiano andandosene sulla spiaggia assieme ad alcuni amici maschi per giocare, per scherzare, per fare il bagno.
Apriti cielo! Una vicina di casa le vede e spiffera la scena “scandalosa” alla nonna e allo zio delle ragazze: per Nur, Lale, Ece, Sema e Sonay inizia un inferno di privazioni, mortificazioni e punizioni, vengono visitate per controllarne l’illibatezza e chiuse in casa, in attesa di maritarle precocemente una dopo l’altra.
Sarà Lale, la più piccola, a reagire e a ribellarsi al vortice repressivo che sta travolgendo le sorelle maggiori e che presto travolgerà anche lei e Istanbul – lontana mille chilometri – si rivelerà il simbolo della modernità, il controcanto al medioevo del villaggio, e quindi il luogo della felicità possibile, che qualcuno però ha già perso e per sempre, accettando le regole imposte.
In effetti fa molto strano pensare che una storia così sia ambientata in un paese che vorrebbe fare parte dell’Unione Europea eppure, e l’esordiente regista Deniz Gamze Ergüven la racconta con un’energia esplosiva e pulsante che coinvolge e travolge, smorzando il dramma con pennellate di colore e di luce che invitano alla speranza.