Storia del servizio fotografico apparso nel marzo del ’55 sulla rivista Life che ritraeva James Dean – non ancora mito – a passeggio sotto la pioggia infagottato in un cappottone scuro e poi a casa, nell’Indiana, tra gli affetti autentici e gli equilibri, storia dell’amicizia breve e conflittuale tra l’attore ai tempi 24enne (interpretato da Dane DeHaan, che assomiglia a Dean giusto un po’ ma non è Dean) e il fotografo Dennis Stock (qui Robert Pattinson): ecco molto in breve Life che concentrandosi sull’ultimo anno di vita dell’attore – consegnato alla leggenda dalla morte prematura – fotografa il carattere ribelle, i tormenti, le insicurezze, le malinconie e le insofferenze dell’uomo e riflette sui meccanismi e le regole del successo nonché sulle pressioni dei produttori, solo che il tutto ha un’eleganza un po’ troppo fredda per appassionare e coinvolgere più di tanto.
“James Dean tra mito e realtà”
“Dean – racconta Elia Kazan nel suo bel libro “Appunti di regia – era quello che aveva il talento più naturale dopo Marlon ( Brando ndr.). Ma gli mancava la tecnica; non aveva una formazione adeguata. Non era in grado di interpretare ruoli che non fossero nelle sue corde.
Spesso azzeccava una scena istintivamente al primo colpo.
A volte no e allora cominciavano i problemi. Non aveva neanche un’intelligenza di prim’ordine. Dirigerlo era gratificante perchè coglieva sempre qualcosa dello spirito della gioventù che si considerava defraudata dalla generazione precedente”.
Infatti molti critici di cinema si sono spesso interrogati su di lui e sul suo mito.
Se non fosse morto così giovane il 30 settembre 1955 a bordo del bolide che guidava in una strada assolata della California sarebbe stato davvero un grande attore oppure non avrebbe retto alla concorrenza di altri colleghi quali Paul Newman e soci?
Nessuno lo saprà mai, è ovvio. Però emettere giudizi è sempre pericoloso.
Molti anni fa il grande Oreste Del Buono scrisse un trafiletto su “Cinema Nuovo” dedicato all’ astro nascente Marilyn Monroe nel quale in pratica preannunciava per la divetta un flop nel giro di poco tempo. “Un successo temporaneo destinato a finire presto quello della Monroe: tra qualche anno probabilmente nessuno di ricorderà di lei…….”.
Incredibile, ma vero.
Capita qualche volta anche ai giornalisti di razza……