2029, 1984, 2017: su e giù, giù e su, ancora a spasso nel tempo.
John Connor, a capo della resistenza umana, spedisce Kyle Reese nel 1984 a proteggere la madre Sarah, ma il salto all’indietro nel tempo riserva alcune sorprese: ecco in estremissima sintesi Terminator Genisys, un pasticcio un po’ confuso pieno zeppo di personaggi, materiale e citazioni delle precedenti quattro puntate dove gli effetti speciali sono tutto sommato passabili anche se sanno di già visto e dove comunque centro e cuore del film – nonché forse la principale ragione per la quale vederlo – è Arnold Schwarzenegger coi capelli bianchi, ironico e soprattutto autoironico cui sono affidate la miglior scena (l’incontro con se stesso da giovane) e le migliori battute, diciamo così, sul tempo che passa, appunto.
Troppo poco? Forse sì, ma volendosi accontentare può anche bastare.