Going Clear: Scientology e la prigione della fede, regia di Alex Gibney

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In circolazione ci sono alcuni film dell’orrore ma il più horror di tutti è uscito ieri, si chiama Going Clear: Scientology e la prigione della fede e documenta come la setta fondata nel 1954 da L. Ron Hubbard – con cinquantamila seguaci e protetta dal 1993 dallo statuto di religione, quindi esentasse – altro non sia che una truffa gigantesca.
La storia del fondatore, la nascita di Scientology, la struttura, l’organizzazione, i costi, la dottrina, gli adepti, gli adepti celebri (Tom Cruise, John Travolta, Paul Haggis: i primi due non hanno rilasciato interviste, Haggis eccome!), le manipolazioni, le ingerenze, i ricatti, le testimonianze agghiaccianti di otto fuoriusciti – tra i quali Paul Haggis, appunto -: Alex Gibney scava, indaga, interroga, smonta, intanto in sala ci si appassiona a una vicenda che mette i brividi addosso.
Insomma, ecco un altro tesoro di fine stagione da non lasciarsi scappare.

Un pensiero su “Going Clear: Scientology e la prigione della fede, regia di Alex Gibney

  1. pierfranco bianchetti

    Ha ragione Ilaria. In un momento di stanca per il cinema che amiamo vale la pena di andare a vedere questo film. Le sette religiose in America hanno un’origine storica. Sin dagli inizi della colonizzazione la religione è presente fortemente in tutta la vita americana. I nuovi arrivati, i pellegrini del Mayflowers e i puritani che rifiutavano della Chiesa d’ Inghilterra emigrarono nel Nuovo Mondo alla ricerac di un loro spazio, Interi villaggi con il pastore in testa fondarono scuole e perfio università facendosi conoscere anche per l’ intolleranza verso coloro che non la pensavano allo stesso modo. Nel 1692 si svosero diversi processi per stregoneria come quello famoso di Salem. Da allora il diffondersi di organizzazioni più meno religiose sul territorio statunitense sarà diffusissimo a cominciare dal famigerato Ku Klux Klan creato dai bianchi del sud dopo la guerra di Secessione. La forte tecnologia tipica dell’ America, il mito del successo e del denaro inseguito da milioni di cittadini ha contribuito al diffondersi di un frote desierio di spiiritualità spesso più dannoso che utile al materialismo. Il cinema ovviamente non poteva ignorare questi fenomeni. Il razzismo del Ku Klux Klan in “Mississippi Burning – Le radici dell’ odio” di Alan Parker del 1989, ” Bretayed – Tradita”, 1988 di Costa – Gavras, ne sono un valido esempio. Non dimenicando i predicatori folli e e violenti di ” La morte corre sul fiume”, 1955, una pellicola cult diretta dall’ attore inglese Charles Laughton ed interpretato da un superbo Robert Mitchum, un pastore protestante psicolopatico vestito di nero e con le parole scritte sulla mano destra e sinistra “Odio” e ” Amore”; Burt Lancaster vincitore dell’ Oscar per “Il figlio di Giuda”, 1960 di Richard Brooks nei panni di un commesso viaggiatore che si improvvisa oratore infuocato innamorato di sorella Sharon, la bella Jean Simmons, una ragazza revivalista. Ed ancora l’ ottimo Paul Newman in “Un uomo, oggi”, 1970 di Stuart Rosenberg nel ruolo di un alcolizzato che accetta il posto di commentatore in una radio privata di estrema destra e razzista di New Orleans. Il nostro elenco per motivi di spazio si ferma qui, ma potrebbe continuare ancora a lungo. Perciò chi è interessato all’ argomento non si perda “Going Clear”. Ne vale la pena.

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