Diamante nero, regia di Céline Sciamma

di

diamantenero

Avanti ancora con le perle di fine stagione, ecco Diamante nero dove Céline Sciamma senza fare sociologia senza retorica senza facili luoghi comuni con energia e sensibilità, originalità e raffinatezza filma il percorso di formazione e di liberazione di Marieme – sedicenne nera della periferia parigina con mamma pressoché assente, un fratello padrone e due sorelle più piccole – che trova una propria identità nonché grande forza unendosi a un gruppo di coetanee altrettanto offese (la bande de filles del titolo originale) orgogliose, prepotenti, solidali e protettive, spiriti liberi vogliosi di rispetto in lotta contro i pregiudizi, contro i maschi, contro loro stesse.
In equilibrio tra dolore e dolcezza, crudeltà e allegria Diamante nero è un altro film da non lasciarsi scappare: in sala, in sala…

Un pensiero su “Diamante nero, regia di Céline Sciamma

  1. pierfranco bianchetti

    Nel 1952 Jacques Becker diresse “Casco d’ro”, un capolavoro interpretato da Simenon Signoret nei panni di Marie, detta appunto Casco d’oro per via dei bei capelli biondi. Siamo a Parigi nel 1898 ed esattamente nel quartiere di Belleville dove imperano gli Apaches, bande criminali realimente esistite durante il periodo della Belle Epoque. Giovani disadattati che vestivano con stivali luccicanti, giacche con lustrine neri, camicie spiegazzate, maglioni a righe di flanella rossa, pantaloni a zampa, berretti calati sugli occhi e capelli lisci. Questi gruppi di sbandati nei quali vi erano molte donne, appartenenti alle classi popolari in rivolta contro il sistema borghese ( senza però implicazioni politiche) venivano denominati “Apaches” in riferimento alla tribù dei pellerossa tra le più celebri del West che effettuavano scorribande saccheggiando e poi fuggendo. Così anche gli Apaches parigini compivano azioni rapide e veloci contro i commercianti e le abitazioni dei quartieri benestanti ingaggiando scontri feroci con la polizia armati degli Eustaches, piccoli micidiali coltelli. Dopo la fine della prima guerra mondiale il fenomeno scomparve anche perchè molti di quei “ribelli” furono uccisi nelle trincee durante il conflitto. L’ appartenenza ad un gruppo che costituisce una sorta di famiglia, di aggregazione in grado di farti sentire protetto e rispettato è da sempre alla base di movimenti giovanili in ogni periodo storico. Negli Usa degli anni Quaranta li chiamavano “corner boys”, giovani italo – americani che si ritrovavano insieme nell’ abituale angolo delle strade del loro rione per solidarizzate con il loro leader ligi alle regole ferree del gruppo. La solidarietà delle ragazze del film che Ilaria giustamente vi invita ad andare a vedere, è al centro della storia raccontata senza retorica e senza fronzoli inutili. Sì, un film da non perdere…………

    Replica

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *