- Un direttore d’orchestra e compositore che non ha più voglia di dirigere e comporre (Michael Caine: sublime) e un regista incapace di girare il suo film testamento (Harvey Heitel: sublime pure lui), entrambi sugli ottanta e tra l’altro consuoceri, si ritrovano in un lussuoso sanatorio ai piedi delle montagne svizzere e si fanno domande, si palleggiano dubbi, riassumono le loro vite, osservano quelle degli altri ospiti.
La memoria, il passato, il presente, il futuro, i ricordi, il Tempo – il tanto tempo dei giovani, il poco tempo dei vecchi – i rapporti tra padri e figli, l’amicizia, i sogni, la nostalgia, il male di vivere, i rimpianti, i sentimenti, i risentimenti: c’è tutto questo e c’è molto altro in Youth – La giovinezza dove Paolo Sorrentino mescola di continuo immagini, dialoghi, battute, disperazione, leggerezza, luoghi, simboli, corpi giovani, corpi consumati, paesaggi e musica e dove ciascuno di noi può (ri)vedere la propria vita e la propria storia.
Da vedere, e da tornare a rivedere per riassaporarlo ancora e meglio, se possibile nell’edizione in inglese.
Michael Caine durante una passeggiata con Harvey Keitel tra i bei monti svizzeri chiede all’ amico e consuocero se una ragazza della loro infanzia è mai stata a letto con lui. Un dubbio che lo tormenta da anni. Keitel ci pensa e poi confessa: ” E chi se lo ricorda. Proprio non riesco a ricordarmi se ci sono stato a letto !”. In questa frase si sintetizza tutta la loro stagione di vita, quella ella terza eà ormai avanzata. I sogni, le illusioni,le amarezze per ciò che avrebbero potuto fare, per gli affetti che avrebbero dovuto dare agli altri, si affollano nelle loro menti e nei loro cuori. Il film di Sorrentino è una intelligente riflessione sulla vecchiaia, su quella ultima parte della nostra vita nella quale si tirano inevitabilmente le somme di tutto ciò che nel bene e nel male abbiamo vissuto spesso con amarezza e con rimpianto. Sequenze memorabili come quella di Caine che dirige un’ orchestra immaginaria davanti a delle mucche al pascolo; gli anziani ospiti del lussuoso centro balneare della salute tra le montagne immobili e quasi privi di vita; un geniale commento musicale e soprattutto gli straordinari dialoghi tra i due protagonisti( ” Oggi spero di pisciare, ieri ho fatto solo due gocce”) sono gli elementi portanti di un’ opera quella di Sorrentino, regista italiano ormai saldamente internazionale giustamente acclamata a Cannes. Un toccasana per gli occhi, le orecchio e anche la nostra anima. Il messaggio finale è semplice. Non importa la nostra età anagrafica. La giovinezza è sempre dentro di noi, basta esserne comsapevoli.