Per un’ipoconnessa come la sottoscritta districarsi nella trama del thriller cibernetico “Blackhat” – in sintesi: un hacker referenziatissimo viene ingaggiato per una missione anti-terroristica – è stato faticoso (o meglio: impossibile) ma è probabile che per i più esperti di informatica e tastiere non sia così.
Detto questo Michael Mann è sempre Michael Mann e resta un insuperabile maestro di immagini (la prima sequenza di “Blackhat”, tutta dentro i circuiti elettronici, è di notevole impatto), gira bene, gira soprattutto di notte e le riprese metropolitane sono suggestive e fascinose, pertanto c’è comunque di che accontentarsi.