Per andare in via Piranesi, attraverso tutte le mattine i giardinetti al centro di Piazzale Martini.
Tutti i giorni, arrivata a un certo punto, saluto Alfredino, anche se lui non c’è. Al suo posto una lapide, dalla forma di un palo, ma più grande, tagliato di sbieco, a un’ altezza che doveva essere la sua, quando, a 9 anni, è stato portato via dalla sua casa di via Sanfelice, lì dirimpetto.
Ogni mattina che passo, quel palo a quell’altezza taglia anche me, mi manca il respiro. Controllo l’aiuola, che sia in ordine, attorno alla lapide hanno piantato rose, ora sono solo rami tagliati e scuri e spinosi, ma ci sono le gemme, le ho viste, piccolissime. Quando guardo l’aiuola è come se mi sentissi osservata da una casa di via Sanfelice, quella col giardino, immagino un nonno o una nonna alla finestra, ma impalpabili. C’è scritto sulla lapide, sulla quale da qualche giorno ci sono due macchie colorate, che Alfredino Winter di 9 anni abitava in Via Sanfelice, e da lì era stato deportato ad Auschwitz e ucciso il 30 giugno 1944. Questo bambino lo ricordo tutti i giorni, il 27 gennaio non farò differenza.