Fulvio – un tagliatore di teste a sua volta tagliato dall’azienda – viene condannato a un periodo di servizi sociali (ha picchiato il capo) nella casa famiglia gestita dal fratello prete Don Germano in costiera amalfitana, in un paesello da fiaba fuori dal tempo e dal logorio della modernità, e per catalizzare l’attenzione sul borgo e sulla comunità si inventa un miracolo.
Miracoli, santi, devozione, sorrisi di bambini, buoni sentimenti e stereotipi a volontà sono al centro del film di (e con) Alessandro Siani, peccato manchino trama e situazioni – inconsistenti, ripetitive e di una pochezza che sconfina nella desolazione – oltreché battute e ritmo – ci si annoia, addirittura – e poi Siani tende a voler ricordare l’immenso Massimo Troisi, il che irrita un po’.
A ogni modo “Si accettano miracoli” piace, diverte e incassa, segno che i miracoli riescono.