Martin Joubert vive con moglie e figlio in una cittadina in Normandia – tra boschi, colori dolci, tanta calma e tanta noia – dove fa il panettiere, proseguendo così l’attività paterna, e dove continua a coltivare la sua passione per libri, letteratura e soprattutto Gustave Flaubert.
Un giorno arriva nella casa di fronte una coppia di inglesi, Gemma e Charles Bovery, e – complici i nomi e i cognomi, nonché la sensualità e l’aria insoddisfatta di lei – Martin, incline alle sublimazioni, inizia a “seguirli” da vicino e confondendo realtà e letteratura immagina per i due un destino simile ai loro quasi omonimi di carta e provoca suo malgrado una serie di guai.
Ecco “Gemma Bovery”, una commedia ironica, intelligente, elegante, gustosa come i croissants, le baguettes e le delizie biologiche impastate da Martin, attenta ai battiti e alle scosse del cuore, con una sceneggiatura a cinque stelle e un gruppo di interpreti perfetti guidati da Fabrice Luchini che definire superlativo è quasi riduttivo.