Centoquarantacinque minuti e non sentirli.
Se avete letto l’omonimo romanzo di Gillian Flynn dal quale è tratto il film, pazienza.
Se invece – come la sottoscritta – non lo avete letto, accomodatevi in sala possibilmente a digiuno da recensioni e letture che potrebbero svelare troppo e gustatevi “L’amore bugiardo – Gone Girl” dove attraverso la storia di Nick e Amy Dunne – una piacente coppia di sposi interpretata da Ben Affleck e Rosamund Pike (applausi) – si parla del matrimonio e dei suoi scheletri, delle molteplici sfaccettature dell’animo umano, delle ombre, dei dubbi e delle apparenze delle relazioni nonché della frenesia dei mezzi di comunicazione.
Amy Dunne scompare il giorno del quinto anniversario di nozze: segue la versione del marito – quella principale – alternata al racconto di lei ricostruito attraverso le pagine del suo diario.
Chi sono Amy e Nick? chi mente? chi dice la verità? chi è il carnefice e chi la vittima? come sono andate le cose? e soprattutto che fine ha fatto Amy?
Le prospettive si ribaltano di continuo, e David Fincher semina indizi e distribuisce sospetti, rimescola le carte e le rimette in gioco – con abilità e gusto -, disorientando gli spettatori e portandoli da una parte all’altra.
Per 145 minuti che seducono e funzionano a meraviglia, come si diceva all’inizio.