Per pranzo vado sempre a casa, dista solo un quarto d’ora a piedi, calpestare le preoccupazioni mi fa bene e commentare il telegiornale con mio figlio è istruttivo. Ma l’altro giorno avevo ricevuto in prestito un libro speciale, un libro d’artista, volevo passarci assieme più tempo possibile prima di restituirlo, così mi sono fermata a pranzo qui. Il ristorante di via piranesi 10 è sempre pieno di persone con cui mi fermerei a chiacchierare, quindi non andava bene. Sono andata al thailandese, un bar di poche pretese e ampi sorrisi di via Grasselli, ho scelto gli spaghetti di mais con le verdure, in frigo avevano la birra Ichnusa e non ho resistito. Pessima idea, per il cibo si aspetta un po’ e mentre aspettavo, la birretta è finita (nella mia pancia). Mi sono accorta tardi che il libro era una questione troppo importante, per leggerlo brilla e col rischio di renderlo al legittimo proprietario unto di cibo, così ho aperto solo la scatola che lo conteneva, guardato alcune foto che erano lì riposte in bustine trasparenti, fotografato quello che vedevo, che risaltava sulla tovaglia kitsch. Il Libro si chiama Refugée Archivio 1, è un’opera di Isabella Bordoni e sta facendo il giro del mondo, di mano in mano, in rete si trovano un po’ di notizie.
Ho richiuso la scatola e cominciato a mangiare tenendoci sopra la mano sinistra come per un giuramento (con la destra mangiavo), la signora thailandese proprietaria non smetteva di parlarmi, inutilmente. Non ho capito una parola, un po’ per la birra, un po’ per l’emozione del libro, un po’ perché parlava solo con le vocali. Gli spaghetti erano molto buoni e costano 8 euro, compreso l’acqua. Il Libro l’ho letto per bene nei tre giorni successivi durante un ritiro silenzioso in val d’aosta.