Un uomo, una Nazione; una strada, un quartiere. Questo è (Corso) Garibaldi…e non è poco, credetemi.
A Milano non c’ è nulla di più essenziale, denso e definito che questo quartiere concentrato lungo il tracciato di una strada che, partendo idealmente da Piazzale Cordusio si innerva nel tessuto cittadino, passando di fronte ad antichi edifici e ad una basilica – San Simpliciano -, costeggiando poi una lunga fila di negozi per proseguire verso nord e raggiungere Porta Garibaldi, ingresso settentrionale alla città.
Oltre l’ arco di trionfo, la grande trasformazione di “Porta Nuova” definisce nuovi spazi e cerca la sua vera identità: l’ idea nobile di presentarsi come ponte tra il quartiere Isola e Garibaldi si infrange contro il desiderio di individualismo espresso nelle luccicanti torri vetrate e nelle architetture da copertina. Forse la cittadinanza deve ancora far proprio quello che la città – fisica fatta di case, strade e piazze – ha già assorbito nel suo edificato.
Se Porta Nuova apparterà mai a Garibaldi o magari alla vicina Isola ce lo diranno con il tempo i cittadini. Tuttavia sono convinta che osservare criticamente il presente aiuti a riflettere sul domani.
Così, voltate le spalle al grande Arco e al suo modernissimo fondale, ripercorro il tortuoso corso Garibaldi con l’ intenzione di comprenderne lo spirito: ostentatamente popolare e altrettanto ambizioso.
Nuove boutiques si alterano ai negozi storici accuratamente rinnovati: non manca l’ antica bottiglieria e l’osteria dei Poeti, ma anche il temporary shop di prodotti bio-artigianali, moda dei nostri tempi.
Il Teatro Fossati con la statua di Garibaldi al centro della facciata è un esaltazione del carattere del quartiere, così come il monumento in Largo Foppa dedicato all’ ingegnere ed inventore G.B. Piatti.
E non è un caso perchè l’inclinazione al progresso e la capacità di cambiamento appartengono al quartiere… che mi sembra ora più capace di accogliere il nuovo oltre il confine…