Italia-Polonia, Polonia-Italia

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tavola-apparecchiata-per-feste 

Non è una partita di calcio, ma una conversazione fra Cristina, di origine napoletana/italiana e Dana polacca/polacca

–       Per te, Cristina, cosa vuol dire cucinare?

–       Mi piace mangiare bene, per me è come un rituale. E, in un posto come questo, cucinare aiuta a trasportare la mia mente oltre le sbarre e ai tempi prima di arresto. Sai, sedere a tavola con famiglia è la cosa più bella che esista al mondo. Mettere il cibo in tavola è come progettare una storia, portare pace e amore. Nella mia famiglia i discorsi più importanti si fanno a tavola.

–       Ah sì? In Polonia non si fa.

–       Come no, non si può parlare?

–       Oh no, signora, nella mia Polonia al momento di mangiare non si parla, c’è l’obbligo di tacere.

(Cristina ride)

–       Io sono napoletana/italiana noi del sud siamo diversi dal nord, al sud si parla troppo. Noi stiamo a tavola giornate intere.

–       È come aspettare il momento di mangiare per parlare delle cose della famiglia.

(ridiamo)

–       Questo durante la settimana e poi la domenica e nelle feste cosa fate?

–       Sì, aspettiamo la domenica per invitare tutti i figli con le famiglie, i nipoti, le sorelle e questo riempie la casa di tante persone.

–       O mamma mia, così tante, a che ora allora si deve svegliare la cuoca?

–       Io stessa mi ricordo che la domenica mi dovevo svegliavo alle 7:00 per preparare il ragù.

–       Ferma, aspetta il ragù, che cos’è?

–       È un tipico piatto napoletano: salsa di pomodoro con involtini di carne.

–       E come si chiamano in napoletano gli involtini?

–       In dialetto si chiamano braciole.

–       A me questo nome non dice niente, cosa sono queste braciole, vuole dire che con il nome braciole sono più buone?

(Cristina ride)

–       Sono fette di carne di manzo a cui si aggiunge prezzemolo, aglio, pepe, e formaggio grattugiato. Dopo di che la fetta si arrotola e si chiude con uno stuzzicadenti.

–       Non ho capito niente, ci vuole una ricetta

Qui diamo la tipica ricetta del ragù

–       Adesso capisco un po’ di più. Ecco noi ci teniamo alla domenica sai, però ho voglia di assaggiare gli altri giorni della settimana.

–       Non lo so Dana, ogni settimana è diversa.

–       Ok, dammi solo altre sei ricette e poi ti lascio cucinare.

–       Hmm… penso che vada bene.

Lunedì: lenticchie

Martedì: pasta e patate

Mercoledì: spaghetti al pomodoro

Govedì :pasta con zucchine

Venerdì: lenticchie

Sabato: pizza

O se no, si può scambiare con pasta e gamberetti oppure con la zuppa di pesce o, a volte, la caprese.

–       O mamma mia, Cristina basta, stai zitta, ti prego ho una fame, che fame, e poverina questa cuoca che deve cucinare, quante ore sta in piedi davanti ai fornelli?

–       Lo so Dana, ogni settimana è diversa (ride), e sono ricette veloci, nel giorno di festa lavorano molte mani.

Quando ho fatto questa intervista a Cristina, ho visto le mentre raccontava le ricette le brillavano gli occhi. Non potevo non fare questa domanda.

–       De dove prendi tanta forza?

–       È l’amore, tanto amore per la mia famiglia. Ho sei figli, ormai grandi, con tanti gusti diversi. Tutta mia famiglia comprende figli, nuore, generi, 15 nipoti, (non si sa perché chiude mani in preghiera).

–       Spero che ci sia presto una domenica, che tu, Cristina, possa cucinare di nuovo per loro.

Stiamo con un po’ in silenzio.

–       Qui, in carcere ci fu un giorno, o meglio un momento che ti ho sentito proprio volare oltre le sbarre, è stato grazie alla cucina?

–       Sì è un progetto che mi dà la possibilità di volare cucinando grazie al volontariato e alle persone del progetto Casina e Momento conviviale.

–       Si però ci voleva una napoletana anche una siciliana.

–       Eravamo nel 2013 in inverno, Lori stava per uscire e volevamo festeggiare.

–       Ti ricordi cosa avete cucinato?

–       Certo, la pizza di scarola, le salcicce prefiggi e la siciliana ha fatto gli arancini.

–       Mamma mia, indimenticabile davvero.

di Dana e Cristina

 

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