Nell’Inghilterra di fine settecento un nobiluomo ammiraglio della Royal Navy consegna al prozio la figlia nata da una relazione con una donna di colore chiedendogli che la bambina sia riconosciuta quale sua erede legittima: così inizia La Ragazza del Dipinto che – sullo sfondo di una importante causa sulla tratta degli schiavi – continua raccontando la vicenda e l’impegno di Dido Elisabeth Belle contro le convenzioni sulle persone di colore e sulle donne nonché il suo desiderio di essere amata al di là dell’ingente ricchezza e del colore della pelle.
Vero, di film sulla schiavitù ne abbiamo visti tanti (Lincoln e 12 anni schiavo sono solo gli ultimi della lista) ma La Ragazza del Dipinto fa un passo indietro nel tempo – è ambientato nell’Inghilterra di fine settecento, come si diceva – e poi la ricostruzione e le atmosfere sono misurate e accurate, le scene sono belle e raffinate, i costumi anche, la durata è giusta, gli attori sono bravi e c’è un soddisfacente lieto fine.