Una domenica come tante altre

di

donne

Dalia Violeta, equadoriana, Chanel, dominicana, Nadia peruviana e io uruguayana. Oggi, domenica mattina, ci troviamo tutte e quattro all’aria della sezione penale e approfittiamo per fare colazione senza fretta, senza orari, Chanel non è iscritta al corso di giornalismo, ma è parte della nostra quotidianità, perciò questo articolo lo abbiamo pensato insieme.

Chanel è un tipo solare e già dalla mattina presto ci fa ridere, lei con il suo accento e il suo dialetto molto personale. Nadia è molto simpatica, ma ultimamente è un po’ triste, ritiene di essere l’unica ad avere problemi, e qualche volta ci viene voglia di ammazzarla, però sa anche farsi voler bene. Dalia (Violeta come si firma sul giornale) è una donna molto riservata, chiusa, con lei si può parlare di tutto e quello che più mi piace di lei è la calma e la pazienza che ha nei confronti delle altre persone, così diversa da me che sono così schietta da rasentare l’impertinenza. Non ho mai problemi a dire in faccia quello che penso, non so se è un pregio o un difetto, visto che alla gente per lo più non piace sentirsi dire la verità.

Non siamo un vero e proprio gruppo, diciamo che le circostanze ci hanno portato a stare con le persone che più ci somigliano. Con Dalia parliamo dei suoi studi, io la ammiro perché qui è molto difficile studiare, non sappiamo cosa sia la privacy, che pure è necessaria se ti vuoi concentrare. Non crediate che lei sia sempre bellissima e bravissima, di sicuro è la più calma fra tutte noi. Chanel, invece, è un vero terremoto, o, come dice lei, una tigre. Un giorno ci ha raccontato che il dottore l’ha chiamata per avvisarla che il giorno seguente sarebbe dovuta andare in ospedale a fare la “gastronomia” (gastroscopia), oppure che, non potendo dormire chiamava l’infermiera per farsi dare 20 gocce di “osama” (xanax) e noi giù a ridere, poi arriva Dana che le aveva promesso di tagliarle i capelli come le ha insegnato la parrucchiera Dina: il taglio della salute, che consiste nel togliere le doppie punte e richiede un sacco di tempo.  Dopo un po’ Dana deve assentarsi per andare a consegnare il vitto e le dice di aspettarla dieci minuti, di non muoversi, perché non ha finito. “Chanel, dove sei andata?” “Sono sempre qui, non mi sono “morsa” per niente.” A furia di ridere rischiavamo di farci la pipì addosso.

Mi chiama tira piedra (butta sassi) perché così viene chiamato nel suo paese un bambino tremendo. Chanel però è grande, sempre disposta ad aiutare le persone che hanno bisogno, è molto attiva e si fa volere bene da tutte. Nadia è una grande bambina non cresciuta. Ci racconta molte cose della sua vita, di sua nonna, che tutti i giorni combina qualche guaio, della sua mamma adorata, dei suoi fratelli e di sua zia che le sta sempre vicino. Ha incominciato un percorso lavorativo nella sartoria e sta andando proprio bene, brava Nadia, continua così che ti servirà per il tuo futuro. Sto conoscendo Dalia giorno dopo giorno, e mi rendo conto che sei una ragazza molto sensibile e di volerti bene.

Questo è lo scopo di questo articolo, care Chanel, Dalia, Nadia, quello che non riesco a dirvi con le parole, lo voglio dire con la mia penna.

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