Oren Little è un vedovo inaridito più che arido, è un capace immobiliarista, è antipatico (in modo simpatico) con tutti, a cominciare dai vicini di casa – suoi inquilini – tra i quali c’è Leah, pure lei vedova, inconsolabile ma gentile, amabile e altruista.
A quindici o poco più minuti dall’inizio di Mai così vicini entra in scena la nipote di nove anni che Oren non sapeva di avere e della quale dovrebbe occuparsi, visto che il figlio Luke (padre della bambina) deve entrare in prigione per scontare una pena: ecco, a quel punto abbiamo già capito come andrà a finire.
Ma, prevedibilità a parte, il film funziona, è garbato, strada facendo ci si affeziona a personaggi e luoghi e in fondo piace sempre vedere/sperare che anche per i cuori più anziani sprofondati nel buio dell’inverno può sempre arrivare l’estate.
E poi Michael Douglas è Oren, Diane Keaton è Leah e Rob Reiner è il regista di Harry ti presento Sally, quel gioiello di commedia che resta inarrivabile, ma tant’è.