E una realtà del carcere: “il razzismo dei reati” che si crea nel quotidiano del carcere fra noi detenuti. Noi selezioniamo o meglio discriminiamo tutte quelle persone che non hanno il nostro stesso reato e, per questo motivo, decidiamo di non frequentare, di non rivolgere loro la parola in questo contesto, perché giudichiamo con leggerezza e superficialità i reati che hanno commesso. Peggio è quando si formano dei gruppetti e si comincia con aggressioni verbali per finire a quelle fisiche.
Tutto questo succede perché ognuno di noi ha la sua giustificazione sul perché ha commesso il reato, allora si sente meno colpevole. Anzi, a volte, si fa vanto dello stesso, cioè, fa una classifica dei reati. E per finire perché nel codice d’onore del carcerato certi reati non sono ben visti ed ecco che subentra “il razzismo dei reati”.