Ciao a tutti, sono Mirna, ormai sapete chi sono, detenuta a San vittore, e oggi vorrei parlare di una signora volontaria. Ci conosciamo più o meno da circa 7 o 8 mesi. Prima ci frequentavamo poco, ma adesso lo facciamo più di frequente, si chiama Renata, è una delle tante persone che entrano, per nostra fortuna, nel carcere. Lei è venuta nella sezione femminile perché voleva scrivere un libro e raccontare le diverse storie di ognuna di noi detenute e delle altre donne che si trovano qui per loro scelta.
Un giorno Renata si presenta nella sartoria dove lavoro, insieme alla nostra presidente Luisa Della Morte che la presenta a tutte noi, le mostra il laboratorio di tessitura, le fa vedere quello che facciamo, ma si raccomanda di non disturbarci perché stiamo lavorando. Lei si aggira un po’ sperduta ed io, che stavo alla macchina da cucire, le dico di prendere una sedia e di sedersi vicino a me, così, tanto per farla sentire più a suo agio.
Comincio a raccontarle del lavoro a cui tengo moltissimo e di tutto quello che ho imparato di questo mestiere che, per me, è diventata una vera e propria passione. Lei mi ascolta con molta curiosità, studia tutto e tutti, poi mi chiede come passo le giornate. Le rispondo che quasi tutto il tempo lo dedico al lavoro poi, una volta la settimana, faccio un corso di giornalismo, che mi piace molto. Le suggerisco anzi di partecipare insieme a noi che non siamo proprio delle scrittrici, ma, di sicuro, ce la mettiamo tutta. Renata segue il mio suggerimento, comincia a frequentare questo corso e, senza volere, si trova “dentro”. Mi aveva detto che veniva da noi in sartoria per parlare e per ricavare delle storie per il suo libro, invece non lo ha fatto. L’ho persa di vista, perché era un momento di tanto lavoro in sartoria e a me era passata la voglia di scrivere, non mi veniva in mente proprio niente: avevo la testa vuota e davanti a me il foglio bianco. Simona, la direttrice del giornale, una persona brava, paziente e molto perspicace, un giorno, mi viene a trovare in sartoria e mi dice: “Mirna, se non te la senti di scrivere un articolo, puoi collaborare con noi facendo dei gadget, dei porta occhiali o altro, che regaleremo appena riusciremo a stampare il giornale.”. Ecco, le sue parole mi hanno fatto sentire utile di nuovo e ho ricominciato a frequentare i corsi e a scrivere aiutata in questo anche da Renata che, con la sua simpatia, mi ha convinto a non mollare.
Poi arriva il giorno della prima intervista, ci troviamo subito e ci incontriamo spesso avviando un nuovo rapporto: lei viene in sartoria e, se ho tempo, le dedico qualche ora, se no, rimandiamo; non è che io sia così importante, solo che, se devo lavorare, non smetto per fare altro; magari ci raccontiamo le “news” e ci facciamo quattro risate. Oggi è stato l’ultimo incontro della nostra intervista. Dopo, quando sono tornata in cella, una volta chiusa la sartoria, ho riflettuto su di lei. Trovo che Renata sia una donna molto intelligente e intuitiva. Con lei si può parlare di tutto e sicuramente aver viaggiato per tutto il mondo le ha regalato questa immensa ricchezza; lei dice che entrare qui è come fare un viaggio, perché siamo donne eterogenee di diversi paesi, ognuna con le sue abitudine e le sue culture.
Parlando con lei, ho capito che abbiamo tante cose in comune, anche se apparteniamo a due mondi diversi, amiamo viaggiare, lei di sicuro ha viaggiato molto più di me, comunque io continuerò a farlo. Personalmente penso che ogni paese ha la sua bellezza. Poi, tornando a noi, abbiamo avuto entrambe un grande amore e abbiamo sofferto quando lui è venuto a mancare, ma conserviamo dei bellissimi ricordi che ci fanno andare avanti, elaborare dei progetti; proprio due vite diverse con tante cose in comune. Renata dice che entrare qui la fa sentire bene, ma anche se non vuole ammetterlo, credo che ricavi la sua soddisfazione nel poter aiutare noi che siamo in carcere, che stiamo passando un brutto periodo. Io mi sento sempre di ringraziare tutti i volontari. La mia ammirazione ora va anche a queste persone che ci dedicano il loro tempo: un ringraziamento va a Simona nostra professoressa di giornalismo e ovviamente alla nostra grande Renata.
Mirna