Un altro gioiello risplende nelle sale, girato a Londra da un regista italiano da tempo londinese.
John May (Eddie Marsan, superlativo) lavora in Comune dove si occupa di ritrovare i parenti di persone decedute da sole. John – un tipo insignificante ingrigito dalle abitudini e dalla sua solitudine – è preciso e meticoloso, svolge il suo lavoro con passione, prova a riannodare i fili delle esistenze degli scomparsi attraverso gli oggetti ritrovati nelle case e se non rintraccia nessuno scrive le orazioni funebri e sceglie i brani musicali per i funerali. Un giorno riceve la notizia che le sue mansioni – ritenuti inutili e costosi rami secchi – saranno presto tagliate e che lui sarà licenziato.
C’è un ultimo caso da risolvere e John ottiene dal suo superiore tre giorni per chiuderlo, tre giorni che gli cambieranno la vita.
Un gioiello, come si diceva all’inizio, dove si parla di morte, isolamento e amore per la vita con toni essenziali e misurati e grande sensibilità: applausi a Uberto Pasolini.
Un consiglio: portate i fazzoletti.