Sono prima di tutto un papà, attento ai pericoli ai quali un bambino può essere esposto.
Per questo io, Giuseppe Ferrito, di mestiere padre e in secondo luogo presidente di un’azienda che si occupa di energie rinnovabili, oltre che sviluppatore di applicazioni per i cellulari per hobby, ho deciso di rimboccarmi le maniche e mettere le mie competenze al servizio degli altri.
La mia idea nasce dall’ascolto delle notizie drammatiche dei telegiornali, che sempre più di frequente danno conto di bambini dimenticati in auto da genitori troppo presi dallo stress quotidiano.
Al punto che basta un cambio della solita routine – il piccolo da accompagnare all’asilo un giorno in cui l’altro genitore è impegnato oppure da portare con sé mentre si fa la spesa – per mettere in serio pericolo la vita del proprio figlio.
Forse la fretta, forse i pensieri che angustiano ogni adulto, hanno distratto migliaia di genitori in tutto il mondo causando immani tragedie e lo stillicidio dei bimbi dimenticati nei veicoli.
Negli Stati Uniti questo tipo di incidente provoca mediamente 38 morti all’anno, quasi tutti tra la primavera, l’estate e l’inizio dell’autunno e nella maggior parte dei casi si tratta di bambini con meno di due anni, dimenticati in macchina da persone sane e “normali”, genitori solitamente attenti e premurosi, vittime di un’occasionale distrazione.
Il Washington Post riportò alcune storie e alcune conversazioni avute allora con i genitori dei bambini morti negli ultimi anni, e con neurofisiologi ed esperti della memoria, da cui emerse che la distrazione fatale è spesso legata a una serie di coincidenze e di fattori molto simili in tutti i casi (stanchezza, mancanza di sonno, piccole variazioni nella routine quotidiana).
Non esiste un profilo-tipo del genitore che dimentica il figlio in macchina: capita a gente solitamente distratta come anche ai maniaci dell’organizzazione e del “tutto sotto controllo”, a persone molto colte e a persone con bassi livelli di istruzione.
Come succede, di solito?
Ogni volta l’incidente si ripete secondo una successione di eventi molto simile: un genitore particolarmente stanco, stressato o agitato per qualche cambiamento imprevisto nella routine quotidiana, dimentica di lasciare il figlio da qualche parte (di solito all’asilo nido) e prosegue la giornata come se lo avesse fatto.
Poi, dopo poche o molte ore, ma sempre troppo tardi, arriva un momento in cui un qualche segnale ricorda al genitore l’irreparabile disattenzione, di solito una telefonata del coniuge o qualsiasi cosa che rievochi il pensiero del figlio.
Segue una disperata corsa verso la macchina parcheggiata sotto il sole, e la tragica scoperta.
Ma ci sono anche casi di genitori che tornano in macchina e, senza accorgersi del corpo sul seggiolino sul sedile posteriore, non si rendono conto di quel che è successo finché non tornano all’asilo nido per riprendere il figlio che non hanno mai lasciato lì.
Io la chiamo una «app sociale», ed effettivamente il mio “Infant Reminder” lo è.
Disponibile per tutti i cellulari in commercio, facile da usare e completamente gratuita, realizzata con il solo scopo di aiutare gli altri.
Da genitore a genitore, come un consiglio di quelli che si scambiano le mamme al parco con i propri piccoli sui primi raffreddori da affrontare.
«Funziona tramite il Gps, e periodicamente lancia degli allarmi sul proprio cellulare per avvisare che il bambino è ancora in auto».
«Il genitore deve solo avere l’accortezza di lanciare l’applicazione prima di uscire di casa, come farebbe con il meteo o con le notizie quotidiane e inserire l’indirizzo di destinazione».
Fatto ciò l’applicazione si avvia e ogni tot di tempo ricorda al proprietario del cellulare che il bambino è ancora seduto nel sedile posteriore dell’auto, fino all’arrivo a destinazione.
Ma non solo: dieci minuti dopo la chiusura dell’applicazione, quando ormai il papà o la mamma sono impegnati nel loro lavoro, arriva un altro allarme “anti assuefazione”.
Per evitare che ascoltare quei suoni emessi dal cellulare durante il viaggio in auto diventino normali e vanifichino l’obiettivo dell’app.
Insomma, auspico di aver pensato proprio a tutto. Per la sicurezza dei nostri bambini.
Perché – come nel logo di “Infant reminder” – possano continuare a ridere felici sui loro seggiolini.