Sullo sfondo si vede il ponte Marcellino o ponte di S. Marco, sulla destra si scorge nitidamente il braccio del transetto meridionale e le cappelle della navata di destra dell’omonima chiesa. Sulla sinistra si intravede la ruota del mulino della fabbrica di cioccolato Theobroma. Scriveva Raffaele Calzini, agli inizi del secolo, che già alla sua epoca i mulini erano rarissimi e zoppicanti ma tra i pochi rimasti quello del fabbricante di cioccolata al ponte di S. Marco godeva di una fama imperitura. Altrettanto celebre era il ponte della foto, sul quale sostavano gli scolari del ginnasio e del liceo Parini – all’epoca siti nell’attuale palazzo della Questura in via Fatebenefratelli – non già per seguire con lo sguardo il lento muovere della ruota del mulino, ma per gettare nel naviglio i libri scolastici a esami compiuti.
Nella seconda fotografia si vede il laghetto di San Marco negli anni ’20. A differenza di quanto si ritiene, quello nella foto non è il tombone. Come scrive il Cima, fonte sempre molto attendibile, un milanese ben informato che avesse voluto porre fine alle proprie sofferenze in questa valle di lacrime, avrebbe dovuto recarsi fino ai Bastioni di Porta Nuova e da lì gettarsi nel tombone. Era infatti in quel luogo nascosto, sempre deserto e non in mezzo all’abitato, che i milanesi del rione, stanchi della vita, andavano a cercare pace e riposo. Il tombone era la volta scura e profonda dalla quale la Martesana entrava in città attraverso il bastione di porta Nuova. Corre voce che, per evitare inutili scocciature, il guardiano della conca di San Marco volesse collocare all’angolo della piazza un cartello con le indicazioni per l’autentico tombone! Della serie, se volete suicidarvi fatelo lontano da qui!
Stefano Galli è curatore della mostra “Milano tra le due guerre. Alla scoperta della città dei navigli attraverso le fotografie di Arnaldo Chierichetti” che si terrà a Palazzo Morando dal 13 dicembre 2013 al 13 febbraio 2014.
© Archivio Ottica Chierichetti, Milano