Addio a Roma

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Un affascinante lavoro di ricerca, scritto in forma di romanzo è “Addio a Roma”, il libro di Sandra Petrignani (Neri Pozza), scrittrice e giornalista di talento. La Roma intellettuale e artistica, dagli Anni Cinquanta fino al decadimento dei primi Anni Settanta, è ricostruita attraverso i testi dell’epoca e le testimonianze di alcuni protagonisti, in un racconto coinvolgente delle biografie dei protagonisti e degli eventi che hanno caratterizzato la vita culturale e politica della capitale: Pier Paolo Pasolini, Alberto Moravia, Natalia Ginzburg, Elsa Morante, Alberto Arbasino, Italo Calvino (che fa la spola fra Torino e Roma), i pittori della vecchia generazione come Giorgio De Chirico e Renato Guttuso che si scontrano con la nuova generazione di Mario Schifano, Tano Festa, FrancoAngeli, Pino Pascali e Giosetta Fioroni e sopra tutti la magnetica bellezza e l’intraprendenza di una soprintendente Della Galleria D’Arte Moderna come Palma Bucarelli che, con le sue mostre d’avanguardia, portò in Italia mostri sacri come Picasso e lanciò tra gli altri, le contestate (allora) opere di Alberto Burri. E ancora, due protagonisti di quegli anni come Ennio Flaiano e Federico Fellini: una coppia formidabile di sceneggiatore e regista, protagonisti di una collaborazione e amicizia che ha fasi intermittenti con clamorose rotture e rappacificazioni.
Attorno ai protagonisti italiani, alcuni scrittori stranieri come la grande Ingeborg Bachman, che a Roma morirà vittima di un tragico incidente, e uno scrittore americano alle prime armi, il giovane Truman Capote, ma anche una famosa rockstar come Marianne Faithfull, che s’innamora di Schifano, ma poi ritorna dal fedifrago Mick Jagger. Gli amori e i litigi fra le celebri coppie di quegli anni sono al centro dei pettegolezzi del milieu intellettuale: Moravia e Elsa Morante, Pasolini e Ninetto Davoli, l’amore turbolento fra Italo Calvino e l’attrice-scrittrice Elsa De Giorgi, Giosetta Fioroni e lo scrittore Goffredo Parise, l’attrice Paola Pitagora e il pittore Mambor…Paola Pitagora è anche l’amica (d’invenzione) dell’unico personaggio di fantasia, Nina, una ragazza trasteverina che, attraverso l’incontro con Palma Bucarelli e altri protagonisti del tempo, si trasforma in poetessa e scrittrice e costituisce una sorta di filo rosso nella ricostruzione d’epoca. E’ forse l’unica nota stonata del libro, che si legge con grande piacere.

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