Dopo Victor Hugo, a distanza di poche settimane, ecco a noi Lev Tolstoj: un altro celebre romanzo, l’ennesima trasposizione cinematografica.
Amori felici e amori infelici, l’adulterio, i condizionamenti, le regole e le ipocrisie della società nella Russia del diciannovesimo secolo: la storia di Anna Karenina è nota, il finale sotto il treno è notissimo, le tematiche sono eterne senza tempo né luoghi e così il regista Joe Wright e lo sceneggiatore Tom Stoppard non volano a Mosca e neppure a San Pietroburgo ma allestiscono le vicende – spalmate da Tolstoj in mille e passa pagine – dietro le quinte di un teatro.
Ci sono le stanze, la stazione – soprattutto i treni –, e ancora le stalle dei cavalli e il ballo, non mancano certo le distese di neve e quelle di verde, gli abiti sono belli, i fili di perle luccicano, la musica è continua e il film si fa vedere però i moti del cuore restano congelati e distanti e di conseguenza si partecipa poco, non si palpita e le emozioni latitano, almeno le mie.
Ciao,
anch’io ho visto ‘Anna Karenina’ di Wright ed è stata un po’ una delusione perchè è una pièce teatrale e non riesce a coinvolgerti completamente come ci si aspetterebbe dal ‘grande schermo’. Le emozioni restano sospese, e te ne vai sentendo che ti manca qualcosa, come quando vorresti parlare ma le parole restano dentro di te, bloccate…peccato!
Grazie Maria, sono molto curiosa di leggere altre opinioni. Tra l’altro non l’ho scritto – ma tra le righe si capisce -: il film mi ha anche annoiata, un po’.
Ciao.
Sto andando da Anna, ma sono molto interessata al bacio di Maria.
Insomma un pomeriggio dedicato alle attese d’amore. Quando torno, dico la mia.
All’inizio mi ha sconcertato, pensavo di essere entrata in un musicall, Poi quel ballo più erotico di ogni accoppiamento e l’umiliazione teatrale dell’adultera mi hanno fatto vibrare di partecipazione. Lei è bellissima, il marito odioso nella sua crudele condiscendenza, il biondino, azzimato, improbabile per un grande amore, ma sopportabile per riempire il vuoto di un matrimonio. Ma il momento culmine è stato il teatro nel teatro: l’umiliazione sociale dell’adultera. Signore e signorine, ricordate: nel 67 era ancora così.
Non l’ho visto, non so se lo vedrò.
@Ilaria, quanto è dura trarre un bel film da un gran libro?
Penso ai polpettoni tratti dai romanzi di Jane Austen. Finora per me solo “Forrest Gump” e “Colazione da Tiffany” hanno guadagnato in magia dalla pagina allo schermo.
Forse la delusione al cinema è viziata dal piacere provato nella lettura. Secondo voi?
Io ho trovato il film “Il nome della rosa” all’altezza dell’opera di U. Eco, però normalmente la trasposizione filmica mi risulta deludente. Preferisco (quasi sempre) il film che mi faccio nella testa leggendo il libro.
Hai ragione, non si palpita.., ho trovato interessante la regia. Gli attori son bravi. Visto oggi, molto adatto per una domenica piovosa! Al prossimo film