Battaglie antiche, nuove realtà

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Mi spiace riportarvi su una mia battaglia antica, ma mi accorgo con grande gioia e anche con un po’ di stupore che una cosa che feci di getto quarant’anni fa adesso è diventata per le donne la normalità. Sono sempre stata una sostenitrice dell’importanza per le donne di lavorare con  il proprio cognome. Forse ai tempi miei erano poche le donne che lavoravano. Adesso per fortuna chi ci riesce lavora e viene assunta con le proprie generalità. Insomma, avrete capito che non mi piacciono le donne che si nascondono dietro il nome del marito, illustre o meno che sia. Se sono brave, è come se avesse lavorato lui. Se non lo sono, è come se non si fossero messe in gioco. Quando una donna lavora il gioco è doppio perché certo non abbandona il suo primo lavoro, che è quello di aver cura di ciò che la circonda. In ogni modo, non è questo il momento di girare intorno al problema, che si è risolto da solo. Sono contornata di ragazze sposate con figli che vivono e lavorano con il loro nome e trovano assurdo usarne un altro. Il nome è la nostra identità: rinunciarvi è come rinunciare a noi stesse.

Voi cosa ne pensate? Dove risiede la vostra identità? A cosa siete disposte a rinunciare?

12 pensieri su “Battaglie antiche, nuove realtà

  1. silviadelcuore

    W le donne, sempre e comunque!!
    Penso che non tutte le donne sono uguali.
    Non conosco nessuna donna che si presenta con un cognome diverso da quello della famiglia di origine e in fondo è più semplice così: se ci pensate, per chi ha scelto di avvalersi del cognome del marito, ogni volta che cambia marito, perde di identità e deve ricominciare daccapo!
    Non posso che ringraziare le numerose donne battagliere!
    Sarà allora compito delle donne liberate e che possono godere oggi delle fatiche altrui, non disperdere questo patrimonio conquistato!
    E a tutte le donne che ho letto compiono gli anni in questo periodo: Tanti auguri da Silvia!… che usa solo ed esclusivamente il cuore suo.

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  2. gian.z

    Ciao Lina, non lo so,ma sento sempre lo stesso disagio anche ora, alla fine della corsa,fuori da ogni coinvolgimento passionale quello stesso disagio che proverei sentendo dire” viva gli uomini”, e di battaglie vinte o perdute. Battaglie sempre, e perche? se si ha accanto una persona generosa e affettuosa che ci completa e ci accompagna, diversa e unica, che ci sorregge nei momenti duri,senza la fissa del cognome o nome o residenza.quasi a voler sempre sciogliere qualcosa che unisce, Come se avere il cognome proprio, in un unione triste , fosse preferibile ad avere una vita felice.con cognome dell altro..Io toglierei anche la parola marito e moglie e lascerei solo la persona che vive accanto a te, vicina. Forse solo quando la smetteremo con le diversità e lo sbandierarle a tutte saremo senza accorgersene uguali e..felici e davvero liberati..Ma ne è valsa la pena alla fine di ogni battaglia questa voglia di separazione?

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  3. silviadelcuore

    Gian, le tue parole esprimono uno sguardo su una realtà autentica; è vero, “un cognome proprio in una unione triste” vale una cicca, ma qui non si parla di unioni felici.
    Condivido che sbandierare le diversità può portare al caos, così come ho anche espresso in diverse occasioni che gestire la libertà è difficile e delicato: un essere in gabbia non può nuocere…E libertà non è sinonimo di “faccio quel cacio che mi pare”.
    Ma se non posso nemmeno scegliere se lavorare o no e a che titolo…allora sono in gabbia uguale.
    Le “battaglie” che hanno portato aventi le nostre madri e prima di loro alcune loro coraggiose madri, offrono a noi donne oggi la possibilità di scegliere.
    Non ti credere che tutte quelle donne che gridavano in piazza “io sono mia” oggi siano donne libere appagate, ma il poter scegliere di metterci la faccia è una bella possibilità.

    Se una donna è sciocca e presuntuosa, lo sarà indipendentemente dal cognome che porta.
    Ma almeno possiamo saperlo e il marito verrà liberato dalla croce di prestare il suo nome a una donna siffatta. Come vedi, uno scambio alla pari.

    Ciao Gian, e W le donne: di oggi e di un tempo, moderne e all’antica.

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  4. Lina Sotis Autore articolo

    Gianz, sei proprio simpatico, ma la tua idea di coppia è veramente troppo datata. La coppia per me è composta da due persone, due intelligenze, due cuori, due nomi e tanta pazienza . La bellezza della coppia sta nell’essere due diversi che sanno affrontare la vita insieme. Quanto al nome è la persona che lo fa e lo disfa. Come dire è una questione di coraggio, o almeno lo era per la mia generazione. Adesso è normalità e il problema riguarda solo quelle che non vivono i propri tempi.

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  5. silviadelcuore

    “io sono mia e faccio quel cacio che mi pare!”


    “sì caro, arrivo subito, un minutino, per favore”

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    1. gian.z

      ..e quando stasera tornate ubriache dalla cena dell’ 8 marzo con le amiche, schiamazzando paonazze, tutte garose e caricate ,dopo aver gridato e riempito di offese e di ogni genere di volgarità gli sfortunati uomini presenti nel locale o per strada …
      E’ in questo giorno, una triste ricorrenza, il giorno della memoria , ora svuotato e spogliato di ogni significato ,che confermate di essere migliori degli uomini, dei vostri compagni .Veste per un giorno esibita , negli altri giorni solo nascosta…. Fate piano, sono davanti alla televisione a vedere Genova – Milan. Hanno già ripulito le tracce di un veloce semplice pasto ,8 minuti per farlo un minuto per mettere tutto in lavastoviglie 1 minuto per pulire intorno. Gia’ ancora sta storia delle fatiche domestiche dalle femministe tutte e sempre presenti e battagliere in caccia su facebook, come se poi da sole ,donne e uomini, felicemente “single” non si facessero più……Salute ragazze. senza rancore , solo una diversa angolazione di visuale.

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  6. Giordana Talamona

    Auguri a tutte le donne: di lavoro ce n’è da fare, ma qualche passo l’abbiamo fatto. Auguri agli uomini che amano le donne: voi cercate di capire il nostro mondo, noi cerchiamo di capire il vostro. Nessun augurio a chi odia le donne: non siete uomini, siete solo dei maschi predatori, senza alcun punto di riferimento se non il vostro ego spropositato. Quando siete nell’atto di alzare le mani su una donna, pensate, fermatevi. C’è una frazione di secondo nella quale potete ancora scegliere. Scegliete di essere uomini e fatevi aiutare. Fatelo per voi, per vostra madre che è una donna, per i vostri figli e per la donna che dite di amare. Chiamate il centro uomini maltrattanti (www.centrouominimaltrattanti.org), siete ancora in tempo per cambiare.

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    1. gianz

      ..no, non è un sito che aiuta gli uomini a difendersi ma solo a curarsi, (con farmaci magari ?) a sopportare senza reagire i maltrattamenti. Sembra anzi una mappatura delle situazioni a rischio, Cambiare ??? perche’ cambiare loro se sono maltrattati ? non dovrebbe cambiare la donna che maltratta? ,

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      1. Giordana Talamona

        Gianz hai preso un abbaglio. Il centro, se non erro l’unico in Italia, cura gli uomini MALTRATTANTI, non MALTRATTATI.

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  7. silviadelcuore

    Meno male che oggi è un altro giorno.
    Mi hanno mandato fiori e auguri e io ringrazio di questi gentili e affettuosi pensieri; ma non riesco nè a gioire nè a divertirmi.
    Il pensiero che fuori da questa (e altre) finestre di confronto intelligente la realtà è misera, mi intristisce.
    Auguri per che cosa? Ho chiesto.
    Comunque sia, ricordiamoci che ci sono donne che fanno davvero, davvero fatica.

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