È una parola percepita diffusamente come positiva, ma che trovo soprattutto ambivalente, perché contiene sia una piccola sconfitta che una luminosa verità.
La tolleranza riconosce implicitamente che un mondo a nostra misura, e cioè perfetto, non esista e per sopravvivere a questa imperfezione ci suggerisce di colmare, traversandola, la distanza tra noi e le nostre necessità, e gli altri, con le loro necessità.
Tolleranza è la terra di mezzo tra noi e gli altri.
Un campo da non considerare minato di insidie, da traversare solo in caso di necessità, correndo con gli occhi chiusi, magari anche urlando.
Piuttosto un bosco di luce e ombra, dove conoscere il diverso da sé; l’unico luogo al mondo dove ancora è possibile sorprendersi, imparare, scambiare, crescere.
La tolleranza è una delle strade possibili per la felicità, e la comprensione del mondo.