Forse non lo sappiamo ma passiamo il tempo a raccontarci. Questo racconto inconscio, quotidiano, ripetitivo, se ci crediamo davvero, può anche prendere una forma più concreta e diventare un gioco, un sogno, una terapia. Raccontandosi si vive, si sorride, si ricorda, si guarisce, si ringiovanisce, si impara a invecchiare, si torna bambini, si progetta, si ripensa, si inventa un domani migliore. Raccontare la propria storia, scrivere di sé, rende il cuore elastico e la mente pronta, allena le dita, rinfresca la memoria, coltiva l’immaginazione, apre porte chiuse da anni, scopre finestre dove pensavamo ci fosse un muro cieco, riporta alla superficie odori, sapori, colori. Raccontarsi vuol dire rinascere, riassaporare il passato con il senno del presente e con la prospettiva del futuro. Non è solo bello, è necessario. Farlo con “carta e penna”, stenderlo su un “foglio”, sulle pagine di un “libro”, pensare che qualcuno ci possa leggere, può addirittura trasformarsi in un regalo, che facciamo a noi stessi, che doniamo agli altri, che teniamo in un cassetto aspettando il momento buono per tirarlo fuori, come un coniglio – morbido, candido, onirico – dal cilindro della nostra vita.
Vi tenta l’idea di scrivere?
Da domani inizia il gioco! Pillole autobiografiche per cominciare a scrivere di sé.
Pillole autobiografiche? Ma se è dal 2010 che ve le propino, e voi, bontà vostra, ve le ingollate! Ahahah…
ci tenta e come
Pronti, partenza via!! 🙂
Certo, però, ma, no, che paura. Insomma non so.