Lo scatolone comunque ha il suo perché: è l’icona per antonomasia del vero licenziato, dell’espulso e ha un suo galateo ben preciso:
- Deve essere di cartone grezzo,
- Riportare il logo aziendale (chi ti vede uscire con quella scatola deve riconoscerne l’origine è un dovere civico!!)
- Deve essere di dimensioni proporzionali alla durata della tua permanenza in azienda: né troppo piccolo né troppo grande.
- Deve accogliere materiale per un peso che sia tale da non mettere a rischio la tua autonomia di trasporto sia che lo si carichi in macchina, in bici o per portarlo a mano. Perché salvaguardare l’orgoglio che si esprime nell’andarsene con le proprie gambe in completa autonomia è importante.
Lasciare una azienda, svuotare il proprio ufficio è un po’ come quando si cambia casa…
Ma esistono delle differenze fondamentali tra i due traslochi.
Quando cambi casa riemergono cose che neanche pensavi di aver mai avuto. Anzi di alcune un po’ te ne vergogni, come la tua foto di bimbo scheletrico con un salvagente a ciambella bianco e blu sulla testa, ricordo dell’estate, sulla spiaggia più inquinata di Pegli, alla colonia delle suore. Era il 1969, ed intanto Amstrong allunava condizionando per sempre la fantasia di tutta la mia generazione. Altre invece le guardi con nostalgia e un sorriso buffo sulle labbra a ripensare a come eri.. E poi quando riemerge dalla tua storia un vecchio mangiadischi “geloso” a 45 giri ti viene in mente “Speedy Gonzales” di Pat Boone http://youtu.be/9do1CqaqWkY e subito dopo in un corto circuito di memoria riaffiorano alcune scene mitiche di American Graffiti (http://youtu.be/CgZTVkjQwto ), e che dire dell’allucinato ma geniale Animal House con un indimenticabile John Belushi che può competere solo con il John Belushi dei Blues Bothers in “missione per conto di Dio” la cui colonna sonora ne hai copia sia su vinile che su cd..
Ecco… Divago…
E poi decine e decine di scatoloni di libri che non riesci neanche a sollevare (la cultura procura sempre dei danni: ernia al disco 7a vertebra). Un trasloco è come fare l’inventario della tua vita!
La stessa cosa in piccolo accade quando lasci una azienda! In un certo senso anche in quel caso fai l’inventario della tua vita trascorsa in quel luogo tutti i giorni dalle 9 alle 20 per 48 settimane in un anno, per 5 anni e mezzo.. E ti accorgi che tutta la tua vita sta su una chiavetta di 8 giga ed in una scatola di 50x50x50.. E quel giorno prendi la tua scatola, cartone doppio strato marrone e logo rosso fiamma, lo carichi in macchina e lo scarichi nella casetta degli attrezzi del giardino di casa tua e lo lasci li per un po’ … Non hai voglia di pensare a cosa c’è dentro.. Ci sono le feste di natale, e poi da quel momento hai tutto il tempo che vuoi.
Dopo un po’ ….
[vocina] ” ma prendere quella scatola e metterla in ordine?” … sì sì domani certo sì …
[vocina] ” di domani in domani son passati giorni.. Tanto che hai da fare? Forza su” … (lo dico sta coscienza mi annoia.. Prima o poi mi vendo l’ombra come Peter Pan) .. Ok, ok …
E…Buffo… Ti vien quasi subito da sorridere.. Ma ancor di più quando inizi davvero a sistemare il contenuto di quella scatola provando a dargli una razionalità, e ti accorgi che invece sono solo appunti di vita quotidiana che non riescono ad infiammare la tua memoria come le cose della tua casa. Sono appunti, strategie, fogli di calcolo, relazioni ed analisi e una lunghissima sfilza di “to do list” completate… Quei quaderni pieni zeppi di “to do list” sono un piccolo segno che il tuo fare è servito, che ha inciso in qualche modo. Il resto di quella scatola sono solo strumenti.. Ma non per questo non sono importanti. Sono gli strumenti che hai imparato ad usare in questi anni .. E avere 8 giga ed una scatola piena, delle dimensioni di 50x50x50, mi fa sentire ricco.. Sono fortunato, ho molti strumenti che sono la mia dote.
In fondo è bello avere una scatola come compagno di questa avventura, è un compagno sui cui puoi contare perché alla fine sei sempre tu sotto la forma della tua esperienza, mentre il cartone marrone doppio strato con il logo non ha più importanza ormai… rimane la cosa più importante la scatola vera: il proprio saper fare.