Ma quanto è lugubre la città: senza colori, senza sole, senza vita, inquinata e trafficata.
Insomma, non ha proprio nulla per cui valga la pena andare avanti.
Per fortuna c’è la bottega condotta da Mishima Touvache e da sua moglie Lucrèce dove gli aspiranti suicidi tra lamette, corde e veleni e in un ambiente colorato e assai invitante hanno solo l’imbarazzo della scelta per farla finita. I Mishima hanno due figli, già ben introdotti nel mestiere, e uno in arrivo. Alan invertirà le tendenze di famiglia e i suoi sorrisi contagiosi e la sua gioia di vivere metteranno in crisi gli affari.
Il cartone animato di Patrice Leconte è una fiaba nera dove il senso della morte viene trattato con umorismo, ironia, musica e canzoni.
Un consiglio: adulti al cinema, bambini a casa.
Ilaria d’Andria