Ponete il caso che andate in palestra, cadete e battete la testa. Quando vi riprendete scoprite che siete diversa da come credevate di essere… Più chic, più acida, più rigida, più magra, più efficiente. In altre parole, più triste. E di dieci anni più vecchia. Ma non tutto il male viene per nuocere e questo inquietante vuoto di memoria – che comprende anche i tre figli, un divorzio in corso, improbabili meringate per la festa della scuola e un’amicizia forse un po’ troppo stretta -, oltre a causare qualche comico incidente di percorso, rimette tutto in discussione, mescola le carte e aiuta Alice a far affiorare la sua vera natura. Che come sempre sta da qualche parte in mezzo. Il libro è delizioso, uno di quelli per cui non vorresti mai alzarti dal divano. Nella sua leggerezza, ora dolce ora amara ma sempre intelligente, è impossibile per una “ragazza” non identificarsi con Alice, in entrambe le sue versioni. Ed è impossibile, almeno di non essere molto molto giovani, non sentirsi addosso il peso di quei dieci anni: apparentemente non lasciano traccia ma, da dentro, possono scavare dei solchi che, a meno di non cadere in palestra, possono rivelarsi pericolosamente incolmabili… Chiudendo l’ultima pagina ho pensato: mai perdersi d’occhio!
Liane Moriarty, In cerca di Alice, Feltrinelli
Probabilmente avvincente, non certo originale: la stessa problematica è stata affrontata nel film La memoria del cuore, con Channing Tatum che deve riconquistare sua moglie dopo che questa ha perso il ricordo degli ultimi anni a causa di un incidente. La cosa si rivelerà difficilissima perché, appunto, la memoria della ragazza si è fermata a quando lei era una persona del tutto diversa.
La nuova moda del cinema e della letteratura pare essere non più il viaggio nel tempo (che ha fatto la fortuna di tanti film) ma la perdita di memoria…
Non intendevo dire che fosse originale. Volevo solo dirvi che mi sono divertita a leggerlo!