Mancano un centinaio di chilometri a Santiago, forse da troppo tempo non parlo con nessuno, mi sento troppo chiusa, mentre penso questo mi fermo a una fonte, arriva un tizio ma sono troppo orso e non tiro neanche su la testa, gli guardo la caviglia e la riconosco, l’ho già avuta davanti e mi aveva colpito per come era sottile. Il tizio comincia a parlare, io non ne ho voglia,
mi dimentico che ho chiesto di poter parlare con qualcuno un minuto fa a dio o nonsochi e che su questa strada tutte le preghiere sono esaudite. Il tizio parla solo spagnolo che non ho studiato ma ho nel sangue, parlo inventando le parole, leggo libri e giornali capisco tutto, con l’inglese invece è un muro, ho speso anche dei soldi ma non mi piace, non mi rimane nulla. Il tipo mi dice che è un maratoneta. Gli dico di andar pure, che non ho nessuna intenzione di star dietro al suo passo, vado piano io, decidono i miei piedi, mi fermo spesso, quando mi pare, lui insiste e dice che anche lui vuole andare così, che ha corso troppo. Che palle. Dopo cinque minuti che seguo le sue caviglie mi ricordo il desiderio che avevo espresso, allora dev’essere un angelo mandato per me e forse nelle caviglie ci sono le alette, sembra abbia sentito si gira ed allarga un sorriso magnifico. Bene fratello, allora si cammina un po’ insieme. Arriviamo tra rade chiacchiere e molti silenzi in un rifugio povero e bellissimo, ci sono gli ultimi due letti a
castello nel dormitorio del sottotetto, lavo le mie cose e mi siedo al fresco, faccio amicizia con gli altri lì a godersi il pergolato e il mio amico arriva con una caraffa di birra fresca ed un panino alla frittata per me, non è male avere anche compagni di viaggio, in effetti. A cena minestra all’aglio offerta dall’hospitalero e sveglia alle 5 con l’Ave Maria di Schubert a palla, mi scoppia il cuore di felicità. Ricordo solo un altro risveglio così, in toscana quasi 30 anni fa, il padrone di casa mi aveva svegliato con Pat Metheney 80/81, qualche battito l’avevo perso ma gliene sono ancora grata.
Il mattino si riparte insieme ma io rallento e lo lascio andare, voglio salire da sola al Cebreiro dove successe il miracolo del calice, sentirmi come il contadino di molti secoli fa che sale nella tempesta solo per tener fede ai suoi propositi ed il prete pensa, maligno, che sia solo per avere il pane ed il vino della comunione tanto è povero e poi, la leggenda dice, i mali pensieri vengono puniti, così dal calice sgorgò sangue e si urlò al miracolo e ora prete e contadino sono sepolti a fianco ed il calice è in un piccolo tabernacolo e io lo guardo trasognata.
Ludo…è da un pò che non ti si sente di “persona”..tutto bene? Basta camminare e mangiare panini con fritta e birrazza. Accomodati e prendi pasticcini e thè e dicci che è successo. 🙂
Ludo è sempre bello leggerti, hai la ruvida semplicità dei mistici, schivi di mostrare troppo quello che germina dentro…
Una curiosità : questi appunti li prendevi cammin facendo e poi li hai elaborati nel lungo periodo o sono scaturiti come una sorgente solo adesso? Grazie.
Spero che le puntate non comprendano anche il ritorno! Rientri dai suoi viaggi e torni a chiaccherare con i tranquilli. Era più simpatica quando interagiva!
In effetti questi precotti ammanniti senza un commento,hanno tanto l’aria del compitino atto a togliere il pensiero senza troppo impegno.
evabbè magari c’avrà i problemi suoi… uhhhh ma quanto siete aciduncoli! Ludinaaaaa dove seiiii??