Raptus/1

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Il problema è prenderlo, preferibilmente vivo. Ci provo da un mese e ancora nulla. Non dovrebbe essere lungo più di qualche centimetro, coda esclusa.
Il 14 agosto torno a casa dalla prima parte di vacanze (500 chilometri a piedi nel nord della Spagna) pregustando un sonno primordiale nel mio letto avvolto dal silenzio, senza tappi nelle orecchie e senza sveglia alle 5. Invece. La domestica ha dimenticato la finestra del terrazzo aperta, giro con un po’ di apprensione per casa, ma non manca nulla. Piuttosto si è aggiunto qualcuno. Che rosicchia, in dispensa. Incredula da quanto possa essere rumoroso un tarlo apro il cassetto delle tovaglie, che trovo cosparse di pallini neri grandi come capocchie di uno spillo, facciamo due capocchie in una. Certi tovaglioli sono sfilacciati. Cerco di capire come un tarlo possa sia fare la cacca che sfilacciare un tovagliolo, ma prima di visualizzare nella mente il tarlo horribilis un altro tarlo bussa al mio emisfero sinistro: è un topo. Cioè ho un topo. Cioè c’è un topo. Nella mia casa, nel mio cassetto, nella mia tovaglia. Chiudo di scatto il cassetto. Calma e gesso. Non sono una di quelle che salgono sulla sedia e urlano.
“Per certe cose ci vuole un uomo”, diceva mia nonna, così telefono al vicino, ancora in vacanza, che dice di aver chiamato un certo Raptus la volta che gli è entrato un topo in casa. Evidentemente il topo in casa è un must che fa parte del pacchetto loft/periferia industriale/recupero di area dimessa. Raptus ha la segreteria telefonica così quando arriva sera sono ancora seduta davanti al cassetto. Non ho la più pallida idea di che cosa si debba fare e comunque in città è tutto chiuso. Di chiamare ambulanza, pompieri, carabinieri non mi pare il caso. Sono terrorizzata all’idea che quello, finito di mangiare, voglia fare un pisolino con me. A un certo punto devo essere svenuta, per la tensione, la stanchezza, le 32 ore di treno. Il giorno dopo è ferragosto e Raptus sarà al mare anche lui, io parto irresponsabilmente per la seconda parte delle vacanze. Torno dopo una settimana, il topo ha fatto casa nella mia dispensa: camera da letto nel cassetto delle tovaglie, sala da pranzo in mezzo alla pasta, cesso dappertutto, cagare gli piace da impazzire. Io avevo pregato che morisse di indigestione, sono disperata. Chiamo Raptus in lacrime e arriva dopo poco tempo un tizio cattivissimo, tutto vestito di nero con le borchie, faccia da russo, pelle chiarissima, occhi di ghiaccio, capelli a spazzola dritti di gel e due gabbie sottobraccio. Aveva ragione mia nonna, certo che per certe cose ci vuole un uomo, a guardare questo, che tra un po’ dice “lo spiezzo in due”, è come se il topo se ne fosse già andato. Palle.
Mentre lui mette le trappole in posti strategici, girando per casa a caccia di indizi e tirandosela come un detective di CSI, io faccio il lavoro sporco cioè svuotare tutta la dispensa, lavare tutto a mano, disinfettare, rivestire e rimettere a posto, già che ci sono sigillo tutti i buchi rendendo la vecchia dispensa della nonna inaccessibile. Passa la notte e quello non entra nelle trappole neanche per scherzo. Neanche io ci entrerei in quella cosa minacciosissima di ferro a mangiare un parallelepipedo azzurro, cioè l’esca. Però non lascia più segnali, così penso che magari possa avere mangiato il veleno dalle trappole e sia andato a morire da qualche parte. Raptus ha detto che il veleno ha un lento rilascio (penso a certi amori) e siccome è un vasocostrittore dopo qualche giorno il topo muore riducendo il suo volume e non puzzando neanche tanto (penso ancora a certi amori). Sono assolutamente deliziata all’idea del topo cadavere ristretto che puzza poco, l’indomani lo cerco ma non trovo nulla. Al terzo giorno senza segnali decido che è morto, chiedo di togliere le trappole e parto per gli ultimi giorni di vacanza.   continua…

11 pensieri su “Raptus/1

  1. gatta

    Dovevi chiamare me, miaooo! Sono curiosa, ma quando esce la seconda puntata? Mica fra una settimana, vero? Curiooosaaaaa… non ci puoi dare un indizio sul seguito?

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  2. Anny ciaoooo!!!!

    Ehi Ludo, il tuo post per il mio S.N.C. è peggio di un film del terrore!! Stanotte non dormirò cercando di percepire squittii..avrai la mia “notte chiara” sulla coscienza, lo sai?

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  3. man

    Oddio, Ludo, non sono riuscita a leggere fino in fondo la tua storia: non ho paura dei serpenti, nè dei ragni, nè del buio, insomma non ha paure o fobie di nessuna specie, tranne…quella lì! Ti auguro di aver risolto al meglio la cosa. Ciao.

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  4. ludovica amat

    per le amiche topofobiche: non leggete la seconda puntata! scherzo,come vedete godo di ottima salute. non sapete quante cose si possano imparare da un topolino, innanzi tutto a non averne più paura.. @gatta: alla prossima settimana @aragorn, sono talmente ignorante sul tema cartoon da non sapere dei due chi fosse jerry..

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  5. man

    No, no, non leggerò la seconda parte di Raptus. E so che non riuscirò mai a vincere questa fobia. Ad ogni modo, non so dove ed è ormai parecchio tempo fa, ho letto che avere una fobia (una sola) può non essere una cosa del tutto negativa, ma funzionerebbe da valvola di sfogo (sfogo non so di cosa). E così io me la tengo, anche perché per tutto il resto non ho assolutamente paure. Ciao, Ludo.

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  6. Nontiscordardime

    Quanto ti capisco.. io ci ho vissuto tre giorni e due notti con un topo in casa! Ed il bello è che avevo un gatto con me che non si è praticamente mai accorto di nulla! Che rabbia.. non ho dormito per due notti .. mi faceva quei “chicchi di riso” scuri praticamente ovunque in cucina.. ho buttato tutto.. disinfettato quello che potevo, compreso il gatto e me. E poi.. l’ho fatto fuori da solo.. ma preferisco non dire come e dove.

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